cronaca

La cronaca di chi ha perso tanto, ma non la dignità
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Certe notti sei sveglio, o non sarai sveglio mai Ci vediamo da Mario prima o poi

E poi ci troveremo come le star A bere del whisky al Roxy bar 

Appoggiati al tavolino di un bar scopro che oltretutto sei anche simpatica

Eravamo quattro amici al bar che volevano cambiare il mondo  

Da Ligabue a Vasco, da Paoli a Pezzali passando 
per Capossela e Gianna Nannini, risultano innumerevoli i riferimenti della letteratura canora sul punto simbolo della socialità paesana. Il bar, appunto. 

Tutte assieme, tornano alla mente in una notte incredibile trascorsa nel cuore di un piccolo borgo dell'entroterra imperiese in cui gli abitanti si ritrovano in quel locale per sostenersi a vicenda, piangere e soffrire insieme davanti alla furia del torrente che, potente, scende dietro il locale 
mostrando già da tarda sera intenzioni e brutalità. 

È la storia del bar di Badalucco che ospita volontari, sindaco e persino la troupe televisiva di Primocanale. Dentro non c'è luce e non si serve whisky, ma viene offerto pregevole rum accompagnato da squisite brioches con l’uvetta rimaste invendute il giorno prima. Un’accoglienza commovente di chi ha già capito che l’alba porterà, soltanto, situazioni ancora più pesanti di quelle che fanno intuire le tenebre di una notte maledetta.

Le notizie si rincorrono mentre l’Argentina sale e la gente del posto sa che il problema è la montagna. Già, versanti ormai abbandonati che non trattengono più nulla scaricando la propria brutalità sulla bellezza di un paese divenuto celebre per il castello, la sagra dello stoccafisso e un olio commercializzato in tutto il mondo.

L’imprenditore più importante della zona, qualche minuto prima racconta l’evoluzione del corso d’acqua. Poco dopo, scappa dal suo frantoio e intuisce che l’agriturismo, costruito con la determinata dedizione della moglie, è andato distrutto. In piena notte, supplica figli e amici di non dirle nulla. Anche questo è amore. Ci penserà la luce del sole.

C’è un primo cittadino senza più batteria del telefono che, al buio, in quel bar, illuminato soltanto dal faretto della troupe di Primocanale, predispone il proprio ufficio di fortuna in cui, più o meno invano, chiede aiuto alle grandi aziende dei servizi e delle utenze troppo spesso irraggiungibili.

Poi, c’è lei: la proprietaria del bar che è anche la titolare del ristorante sotto il paese conosciuto oltre confine per la bontà dei funghi. In un colpo solo ha visto sparire un’attività e l’altra – il bar, appunto – con melmoso fango su biliardi, calcetto e attrezzatture del piano inferiore. Ha perso tutto. Mai perderà dignità, la signora.

Serve rum agli astanti. È il suo modo per dire grazie in anticipo. Il linguaggio, semplice e straordinario, della gente d’entroterra. Uomini e donne che ora, però, non vanno lasciati soli.