Politica

1 minuto e 55 secondi di lettura

L’inaspettato successo delle primarie per la fondazione dei Circoli del Partito Democratico ha dimostrato ancora una volta che la gente ha voglia di partecipare alla vita politica del Paese. E soprattutto alle sue scelte. Il delicato momento che sta attraversando l’Italia e l’ondata di antipolitica che si respira tutti i giorni avrebbero fatto pensare il contrario. E se in Liguria i risultati sono stati più che soddisfacenti (alla fine si votava per la formazione degli organi di partito) in altre regioni come la Toscana si sono raggiunti livelli di partecipazione elevatissimi, quasi inaspettati: lì, grazie a una apposita deroga, ha votato un numero di persone superiore a quello di chi aveva partecipato alla scelta del segreterio regionale del Pd.

In Liguria il numero è stato inevitabilmente minore perché la regola prevedeva che potessero partecipare alle primarie per la fondazione dei Circoli solo quelli che avevano partecipato alla tornata precedente, quella per il coordinatore. Una risorsa unica, dunque, quella delle primarie, specie per la scelta dei candidati alle imminenti politiche. L’attuale sistema elettorale non dà la possibilità di scegliere chi vorremmo ci rappresentasse a Roma. E allora bene l’idea di farlo decidere prima agli elettori dell’area di riferimento. Ma ha ragione il presidente della Provincia di Genova Alessandro Repetto a ribadire con una lettera scritta oggi che devono essere il più possibile “primarie vere”. Il rischio che si tratti di “primariette”, infatti, è elevato. In effetti i nomi dei possibili candidati che circolano in Liguria sono sempre gli stessi, quelli che avebbero indicato anche le segreterie di partito.

Dove sta la differenza allora? Le primarie sono state sempre invocate in quelle regioni, come Emilia Romagna e Liguria, dove il Pd ha un apparato forte e il rischio di sorprese è ridotto. In Lombardia, così come in quelle regioni dove il partito è più debole, c’è invece la possibilità che ai candidati “di professione” si sostituiscano persone qualsiasi, ma organizzate, che raccogliendo ampi consensi potrebbero riuscire a vincere le primarie e quindi a farsi candidare. Il rinnovamento della classe dirigente attuale potrebbe passare anche da qui, ma è un rischio che il Partito Democratico è pronto a correre?