cultura

Dove sbattere la testa in una città che si sta spegnendo?
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Altro che le fughe dagli ospedali liguri per farsi curare fuori regione, dove sono più bravi e efficienti, le vere fughe sono quelle dei giovani, dei ragazzi, della new generation. Mettetevi nei panni di un ragazzo che ha finito il suo ciclo di studi a Genova e cerca lavoro.

Se non ha una famiglia alle spalle che lo aiuti a entrare nel ciclo produttivo, o se non fa parte di una classe sociale che lo “introduce” nel suo “giro, se non ha trovato una strada da solo negli ultimi anni di scuola o di Università, il nostro ragazzo genovese ha solo una strada. Andarsene, cercare fortuna fuori.

E d'altra parte dove sbattere la testa in una città che si sta spegnendo? Cercare un posto fisso alla Checco Zalone dell'ultimo film non è mica come in quella famosa canzone da cabaret dei Gufi, anni Sessanta: “Lavoro in banca, stipendio fisso, così mi piazzo e non se ne parla più? “. Altro che banca, altro che posto fisso, le banche stanno facendo tremare tutti e non è certo il momento di andarci a cercare un posto fisso.

Ai ragazzi hanno promesso, per esempio, che se erano in gamba e avevano una bella vocazione alla Archimede Pitagorico potevano avere speranza nell' IIT, il grande istituto dei robot, dove inventano genietti di provenienza da tutto il mondo. Ma ora quell'Istituto lo trasferiscono a Milano, anche se non hanno il coraggio di dirlo. E quindi niente scienziati, ma anche periti, elettronici, fisici, ingegneri e compagnia creativa cantante.

Gli hanno anche spiegato che nasceva una grande industria post industriale, il famoso hig tech, sulla collina degli Erzelli, il vero futuro produttivo, dove andava a piazzarsi anche la ex Facoltà di Ingegneria. Ma l'avete capito voi, quasi dieci anni dopo, se Erzelli decolla e se Ingegneria ci va sul serio? Ogni settimana ci raccontano una storia diversa e intanto quelli che sono saliti lassù a lavorare incominciano a andarsene.

Gli hanno anche promesso, ai giovani, che dopo la fine dell'era industriale, c'era un futuro e quindi posti di lavoro nei servizi logistici e nel turismo, anche in quello culturale, che oramai sarebbe - dico e sottolineo sarebbe - decollato.

La logistica vedete come è messa: siamo sempre più isolati e se un ragazzo trovasse pure un posto a Milano con treni più o meno velocetti, che stiamo lanciando, non ci arriva e se ci arriva non torna. Il turismo? Certo, cresce, ma a che velocità e con quali incrementi occupazionali? La cultura: riempie palazzo Ducale, ma qual è l'età media dei frequentatori e dei relativi servizi?

Insomma il ragazzo è a un bivio: o apre un ristorante, un bar, un'agenzia immobiliare in proprio o con gli amici e si butta, o si fida dei bandi pubblici, dei fondi europei, di quella chimera che è il Salone dell'Orientamento, la fabbrica delle illusioni, dove tutti gli anni gli prospettano nuovi orizzonti che sono come piste nel deserto o crede nei politici di turno, che arrivano a cantare la canzone della speranza o se la squaglia.

Ma dove? Sono tra i 25 e i 34 anni - dicono le statistiche comunali stampate nel 2015 - quelli che scappano di più ogni anno, una cifra intorno ai quattromila, mentre tra i 35 e i 44 anni sono un po' più prudenti: quasi tremila in fuga. Ma quanto fa la somma di settemila moltiplicata per gli ultimi anni di grande crisi? Sette per gli otto anni dal fatidico 2008 fa 56 mila. Dati ufficiali, che quelli ufficiosi sono molti di più: quasi una generazione in fuga da Genova.

Ma dimenticavamo: ci sono le start up, che come il Grow act, il Job act e tutto l'ambaradan di nuova terminologia lavorativa formano il nuovo vocabolario del lavoro sul quale mi piacerebbe sentire Vittorio Coletti.
I nostri ragazzi più coraggiosi e dotati le lanciano le start up, parola divenuta magica, si piazzano a bordo dopo lo start e sperano di resistere volando up e di creare lavoro a Genova, da soli con le loro forze.

Ma ci vogliono i soldi, i finanziamenti, chi ci crede e chi scommette. Mica facile, perchè si torna in banca, quella dell'ex posto fisso, che ora sta in mezzo alla tempesta.