cronaca

Confermata dal tribunale di Torino la sentenza di primo grado
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Tutti assolti perché il fatto non sussiste. La Corte d'Appello di Torino ha confermato la sentenza di primo grado nel processo fiume sul porto di Imperia, che ha visto imputate nove persone con accuse a vario titolo di truffa e falso. Tra questi l'imprenditore romano Francesco Caltagirone Bellavista, per cui il procuratore generale Giancarlo Avenati Bassi aveva chiesto sei anni di reclusione. 

Il processo era iniziato nel novembre 2012 e la prima sentenza arrivò esattamente due anni dopo, nel novembre 2014.
Secondo l'accusa, il costo della struttura è stato alzato ad arte fino a superare i 140 milioni, una maxi truffa ai danni del Comune. Oltre a Caltagirone assolti gli altri imputati Degl'Innocenti, Conti, Ilvo e Ilvo Calzia, Gandolfo, Derlonghi e Morasso. Prescrizione per Paolo Calzia, ex segretario comunale, mentre rimane una condanna ad Andrea Gotti Lega, dirigente di Acquamare, con pena ridotta a sei mesi e 15 giorni. 

Un grido di esultanza col pugno verso l'alto: così Caltagirone in aula ha accolto la sentenza
d'appello, dopo aver rivendicato in una dichiarazione spontanea la correttezza dell'operazione. Era il 2006 quando il Comune affidò i lavori a Porto d'Imperia Spa, società partecipata per un terzo dalla Acquamare del gruppo di Caltagirone. In cinque anni i lavori erano quasi terminati. Nel 2011 le prime accuse, poi la vicenda giudiziaria arrivata al secondo grado di giudizio. Nel frattempo la Porto d'Imperia è stata dichiarata fallita, nel 2014. 

Secondo l'avvocato Alessandro Mager, difensore dell'ex dg di Porto d'Imperia, Carlo Conti, è improbabile un ricorso in Cassazione perché i reati contestati tra pochi mesi cadranno in prescrizione. "L'esito della sentenza di secondo grado - spiega il legale - soddisfa pienamente la difesa del geometra Conti che durante la fase delle indagini ha subito una carcerazione preventiva di quasi otto mesi che alla luce delle sentenze succedutesi appare del tutto immotivata”. L'unico strascico potrebbe essere ora una causa civile per il risarcimento di chi ha acquistato posti barca mai visti.