porti e logistica

Regolamento assente dal 1994: interviene l'autorità
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Schiaffo al Ministero dei trasporti dall'Authority competente che, in mancanza di un regolamento sulle concessioni portuali, ha finalmente avviato un "procedimento per garantire un accesso equo e non discriminatorio alle infrastrutture portuali", includendo quindi anche la disciplina sulle tariffe. Una svolta epocale che arriva dopo oltre vent'anni dall'approvazione della legge 84/94 che demandava al Mit la stesura di una norma da applicare.

IL COMMENTO | L'Authority bacchetta il Mit in letargo (leggi)

Dopo una prima call of input, una consultazione preliminare rivolta ai soggetti interessati, l'autorità predisporrà un insieme di misure specifiche e dettagliate sugli aspetti economici dell’accesso alle infrastrutture portuali, come obblighi di separazione contabile, obblighi di contabilità regolatoria, criteri per la determinazione delle tariffe, determinazione della trasparenza dei costi. In pratica quanto i porti italiani attendono dal 1994 e che ha dato adito a numerosi contenziosi tra Autorità portuali e terminalisti.

Alla base ci sono le numerose istruttorie avviate dall’autorità presso alcuni porti italiani. Segnalazioni che riguardavano presunte violazioni dei principi di equità su concessioni e assegnazioni delle aree.

Un regolamento che, a dire del Ministero, è imminente dal 2015 ma non ha mai visto la luce. Nel maggio 2016 il ministero aveva varato una prima bozza che però il Consiglio di Stato aveva bloccato dando sponda alle battaglie del senatore Maurizio Rossi in Commissione trasporti: troppo debole l’evidenza pubblica, impossibile determinare i canoni minimi. Sarebbe stato ribadito lo stesso sistema che aveva permesso alle Autorità portuali di assegnare concessioni di 60 o 70 anni a questo o quel terminalista.

Un panorama estremamente confuso in cui l'authority cerca di mettere ordine con un atto che di fatto scavalca l'autorità del Governo e farà tremare molti terminalisti.