porti e logistica

1 minuto e 53 secondi di lettura
"Tuttora non conosciamo i contenuti della bozza di riforma dei porti, per cui sono confermate le ragioni che hanno portato allo sciopero e le richieste dei sindacati, sebbene nell'incontro siano emersi anche elementi positivi".

Lo si legge in una congiunta di Filt-Cgil, Fit-Cisl e UilTrasporti dopo l'incontro con il capo di gabinetto del Ministero dei Trasporti Giacomo Aiello sulla bozza di riforma dei porti che non includeva la rappresentanza sindacale.

IL FATTO - Era stato annunciato entro la fine di febbraio, poi all'inizio di marzo, ma per ora resta una chimera: il piano della portualità e della logistica non è ancora stato pubblicato, e anche l'incontro tra Debora Serracchiani e il Ministro Lupi, che avrebbe dovuto svolgersi in questi giorni, resta un'incognita. Nulla di fatto anche nell'incontro di ieri a Roma tra sindacati e Governo, tanto che le organizzazioni dei lavoratori hanno confermato lo sciopero di venerdì.

NESSUNA INDICAZIONE -
 Per ora niente indicazioni neppure sul piano della portualità e della logistica, che nelle intenzioni del Governo dovrebbe compiere una selezione simile a quella del piano degli aeroporti: distinguere gli scali tra strategici e non, prevedendo anche priorità negli investimenti (sul tavolo del Ministro ci sono opere proposte per 14 miliardi: sarebbe impossibile, e anche sbagliato, finanziarle tutte).

I COMMENTI - "Vogliono tenere tutto nascosto per poi fare un ‘operazione alla Jobs Act, con un blitz via decreto legge", commenta Enrico Ascheri, della Fit Cgil di Genova, che cita ad esempio il disegno di legge Guidi, che nella prima bozza prevedeva la cancellazione delle compagnie portuali e l'azzeramento delle concessioni dal 31 dicembre 2016.

"La 84/94 non corrisponde più al fabbisogno del settore - continua Ascheri - Purtroppo quando vogliono modificarla lo fanno su pressioni di lobby e interessi, quindi a questo punto ci accontenteremmo che non toccassero la parte lavoro. Visto che non hanno idea di come farlo, rischiano solo di causare altri danni".

"Non tutti i porti possono essere uguali. C’era uno strumento per premiare i porti virtuosi, che era l’autonomia finanziaria - sottolinea Ascheri - Ancora oggi questo elemento potrebbe fare una soluzione naturale, anziché lasciare tutto in mano ai campanilismi che premiano chi ha rapporti preferenziali con il Governo".