cronaca

Dopo i nuovi reperti portati alla luce dalle ruspe
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Non c'è pace, ancora una volta, per il progetto di riqualificazione di piazza Verdi alla Spezia. La Soprintendenza regionale ai beni culturali ha nuovamente imposto lo stop al cantiere, aperto dal 2013 e proceduto a singhiozzo tra ricorsi dei comitati contrari al progetto, sentenze del Tar e del Consiglio di stato ed altre prescrizioni della Soprintendenza.

In questo momento, terminati da tempo gli interventi sulle parti laterali della piazza, i lavori si stavano concentrando sugli scavi relativi alle parti centrali del sito, dove dovrebbero trovare posto - a questo punto il condizionale è d'obbligo - i famosi archetti in cemento e calcestruzzo disegnati dall'artista francese Daniel Buren, firmatario del progetto assieme all'architetto Giannantonio Vannetti.

E proprio le ruspe hanno portato nei giorni scorsi alla luce nuovi reperti di cui l'amministrazione comunale attribuisce l'appartenenza ai resti del vecchio teatro Politeama Duca di Genova (demolito nel 1933), ma sui quali la Soprintendenza vuole svolgere approfondimenti, dichiarando nel contempo la zona del cantiere "area archeologica". Tra i resti affiorati ci sono nuove mattonelle (già venute alla luce nella parte a monte del cantiere, ma ritenute dall'ente di nessun interesse storico-culturale) e una sorta di semi-cisterna, probabilmente riconducibile a un raccogltore delle acque bianche del teatro Politeama o alla cloaca dello stesso.

Fatto sta che ora si dovrà scavare nuovamente nella zona lato mare (già completata) per verificare l'origine dell'intero reperto emerso. Tra l'irritato e il rassegnato il commento dell'assessore ai Lavori Pubblici Corrado Mori che ai microfoni di Primocanale dice: "Siamo ovviamente pronti a rispettare le prescrizioni della Soprintendenza, ma non possiamo che restare perplessi di fronte a una decisione palesemente in contraddizione con quanto deciso al momento del ritrovamento dei reperti nella zona a monte del cantiere".

"Ci chiediamo - prosegue Mori - come sia possibile che lì i resti siano stati ritenuti di nessun valore e qui invece si parli di reperti archeologici. Dal 1933 è noto che qui sotto giacciono i resti del Politeama e semplicemente quelli sono quanto portato alla luce dalle ruspe".

"I nuovi scavi - conclude l'assessore - comporteranno un disfacimento di quanto già realizzato e completato, nuove riserve da parte della ditta incaricata e, di conseguenza, costi aggiuntivi, oltre - a questo punto - a una effettiva incertezza circa i tempi di fine lavori e addirittura alla possibilità che gli interventi possano essere completatati nelle modalità del progetto originale".

Prima del nuovo intoppo la tempistica di termine dei lavori era stata individuata entro l'inizio della primavera 2016.