cronaca

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I nonni dispensatori di filosofia non mi sono mai piaciuti, forse perché non ne ho avuti. I miei nonni erano pratici e non pallosi: uno, per il poco tempo che l’ho avuto, mi regalava piccoli camion della Dinky Toys, spazzatura, bisarca, betoniera, che ancora conservo. L’altro mi insegnava a leggere le carte geografiche e a cercare i funghi nei boschi della Val Vigezzo, portandomi dove era nata la più importante Repubblica partigiana nel 1944. Dunque la mia funzione di nonno attuale è pratica. Essendo anche un ex cronista, osservo e racconto se mi sembra che ne valga la pena. Racconto dopo aver raccolto commenti e suggerimenti di altri.

Con il recupero di Villa Gruber e del suo parco, sembra essere andata molto bene. Ci vorrà tempo, ma il progetto esposto dall’assessore Piciocchi e gli obiettivi del Comune sono ottimi: recupero del parco, restauro della villa per farla abitare anche da una scuola e ridarle l’anima, magari un cinemino estivo.

Ora stanno lavorando anche al cosiddetto parco dell’Acquasola. Molto, molto bene. Era una miseria in pieno centro. L’area giochi oggi è a posto, bella e “morbida”. Leggo che verranno sistemati i bastioni con la passeggiata che incantava i genovesi e dove si svolgevano scenografiche “battaglie dei fiori” e l’illuminazione che aveva incantato anche Napoleone nei suoi festaioli sei giorni genovesi.

Fantastico. Basterebbe realizzare anche (come era ai miei tempi) una semplice piattaforma per farci scorrazzare tricicli e monopattini (lo spazio c’è verso il Ponte Monumentale), che non possono evidentemente girare su un tappeto di ghiaia e anche l’Acquasola, unico polmoncino verde di Genova, sarà sistemata.

E’ positivo che la giunta punti sul verde urbano. Genova ne ha poco e quel poco non è “parco” (come a Milano, Roma e Torino) ma giardino, giardino di ville o solo microscopici giardini chiamati infatti Giardinetti.
Un anno fa, in piena prima pandemia, i grandi urbanisti hanno lanciato proposte meravigliose di città rialberate. A Genova è una ipotesi possibile o no? Io immagino un centro alberato, come quella piazzetta esemplare dove Carlo Repetti da assessore alla Cultura con cultura al seguito, piantò un albero, che è oggi una piazzetta parigina, commovente nella sua eleganza sobria. Sogno anche l’alberatura dell’”autostrada Assarotti” o quella di via Venti pedonalizzatissima.

Alberi come quelli che Renzo Piano ha messo sui moli. Alberi come quelli in via Montezovetto, o sotto il suo ponte in Val Polcevera, pedoni, passeggio, giardini e giardinetti. Sogno. Ma l’incubo della ciclica cancellazione della Sopraelevata no! Vogliono demolirla da quando il sindaco Pedullà (mi pare?) la realizzò, salvando Genova dall’ingorgo eterno. E’ sufficiente vedere che cosa succede quando si blocca, come è accaduto pochi giorni fa per un incendio. Ho letto di fantasmagoriche idee, diciamo così, suggestive che vanno dalla funivia che sale ai forti (magnifica) ai trenini sotterranei che sbucano tra le auto in sosta in Piccapietra, ai tunnel sotto il porto.

Ma l’annientamento della Sopraelevata no! Che Iddio ce la conservi insieme all’autovelox, al mugugno, all’ironia, ai cantautori, al capponmagro. E al buon senso.