cronaca

Assemblea pubblica per l'emergenza: "Abbiamo paura che succeda ancora"
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"Questo borgo può scegliere se morire d'asfissia o farsi schiacciare dai tir". I residenti di Fegino sono arrabbiati. Si sono radunati in 150 per l'assemblea pubblica autoconvocata durante l'emergenza per lo sversamento di petrolio che ha inquinato i loro corsi d'acqua e ora sta lasciando una minacciosa patina nera negli alvei. 

"Sembrava un'alluvione di petrolio nel fiume", raccontano mentre l'odore nauseabondo impregna ancora tutto il quartiere. Ora Chiedono a gran voce interventi di bonifica drastici: "Non vogliamo più vedere un granello di petrolio nel rio Fegino". Insieme alla rabbia regna la paura: "Abbiamo paura che succeda di nuovo".

Tre le iniziative che metteranno in campo: un presidio in Comune durante la discussione di martedì a Palazzo Tursi, un presidio davanti alla sede della Iplom, da organizzare nei prossimi giorni, e infine una manifestazione in piazza. "Non vogliamo fare casino, ma mantenere alta l'attenzione. Questo deve essere considerato come un vero e proprio disastro". 

Ed è polemica dopo gli annunci di Comune e Regione, secondo cui, dati alla mano, non ci sono rischi per la salute. "Ma cosa dicono? Siamo segregati in casa, non riusciamo a respirare, abbiamo tutti bruciore agli occhi". Arpal risponde alle critiche: "I nostri tecnici sono stati lì ore senza maschere, saremmo irresponsabili noi per primi se ci fossero pericoli sul serio".

Una situazione che esaspera i residenti, anche perché giunge al culmine di una serie di disagi. Miasmi, piccoli sversamenti anche in passato, anche se mai era successo un incidente così grave. E poi i tir per Scarpino, l'immondizia, i lavori delle infrastrutture: un quartiere ridotto in ginocchio: "La Valpolcevera ha già pagato abbastanza per queste servitù, le mettano da un'altra parte". Una signora racconta: "L'Iplom gli sversamenti li fa tutte le domeniche. La scuola viene evacuata almeno una volta al mese per i miasmi. Ora basta, devono pagare".