Oggi Enrico Letta viene acclamato segretario del Pd dopo l’esilio dorato al vertice del prestigioso tempio della politica francese, SciencePo. E con il rientro di Letta ritorneranno un po’ di lettiani nella macchina organizzativa di un partito che è stato demolito al centro e sui territori da una politica di totale sottomissione ai Cinquestelle, compiutamente realizzata da funzionari (non parliamo di leader per favore…) che hanno brillato solo per modestia e assenza di capacità. Tradotto: disastrosi.
La Liguria e Genova sono uno degli esempi più evidenti. Territori dove la sinistra vinceva, capoluogo geneticamente della sinistra, poi travasato al Pd quando il Pd era almeno governato da leader: Pericu, Burlando, Vincenzi, ma anche Berruti a Savona, Pagano a Federici nello spezzino. Amministratori, quindi con esperienza sul campo. Che potevano piacere o non piacere, ma governavano e spesso hanno saputo governare. Trovavano candidati da spendere e raccoglievano molti voti.
Torna Enrico Letta con un passaporto che da solo, per me, vale una speranza. Ha confessato, il professore, che torna “Per la passione della politica”. Sì , avete capito bene. Passione per la politica. Quella passione perduta per correntismo, lobbismo, poltronismo, assenza di idee originali, che ha fatto sbottare il fuggitivo Zingaretti, in realtà shoccato da sondaggi che indicherebbero il Pd terzo partito o addirittura quarto, dopo Lega versione europeista, Cinquestelle versione Conte, Fratelli d’Italia.
A Letta il compito arduo assai di ricompattare senza esagerare (rientro di Bersani magari), accettando correnti d’opposizione (ex renziani non scissi), ma soprattutto, rimettendo il Pd al suo posto, con la sua gente ormai scappata e i suoi argomenti. Un compito da democristiani intelligenti.
Con Letta magari tornerà Lorenzo Basso, (un signore che ha sempre avuto un lavoro…) ex segretario genovese, ex consigliere regionale, ex deputato, tradito dai compagni locali nella formazione di liste che si sono rivelate a posteriori poco efficaci elettoralmente, e quelli che ruotano intorno alla bella esperienza genovese della lettiana Scuola di Politiche (un boom di iscrizioni) , da Vittoria Canessa a Alberto Balbi. Giovani seri, personaggi che prima di fare la politica, la studiano sui libri. Attività oggi rarissima tra i politici di mestiere senza arte né parte, né lavori veri. Rarissima e molto utile. E con loro anche alcuni giovani sindaci e assessori liguri di quelli che si sono rimboccati le maniche nei loro paesi stritolati dalla pandemia per aiutare i loro concittadini. Di quelli che raccolgono nonostante tutto e tutti vagonate di preferenze.
Staremo a vedere che cosa Letta e i suoi riusciranno a fare.
Qui basterebbe che il Pd si preparasse seriamente a riconquistare gli spazi perduti, abbandonati, lasciati ai grillini. L’attenzione per i deboli oggi ancora più tragicamente deboli, per il lavoro, la scuola, l’ambiente e prima fra tutte la salute che va in parte riconsegnata al centro e al pubblico.
Le elezioni amministrative sono vicine e queste saranno la controprova per l’esule rientrato al Nazareno. E per un Pd che, anche in Liguria, riparta dalle sue radici, innanzitutto con un vero congresso dove si parla, si litiga, ci si confronta, e a Genova, chissà, un Pd che provi a riconquistare i suoi quartieri invece che trionfare serenamente a Albaro a Castelletto….
politica
Pd, ritorna Letta e in Liguria tornerà Basso con i suoi studenti?
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