cronaca

I tre si erano incontrati nel capoluogo ligure per organizzare l'attentato: traditi dallo scontrino di un negozio
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 Oltre 52 anni di carcere: è quanto chiesto dal sostituto procuratore della Dda genovese Federico Manotti, insieme al procuratore capo facente funzioni Francesco Pinto, nel processo a tre anarco-insurrezionalisti arrestati dal Ros nel 2019 perché ritenuti gli autori dei pacchi bomba inviati nel 2017 a due magistrati torinesi e al direttore del Dap di Roma. L'indagine era passata da Milano a Genova per incompetenza territoriale. L'accusa è di attentato.

In particolare, la procura ha chiesto 18 anni e quattro mesi per Giuseppe Bruna, 49 anni, e 17 anni per Robert Firozpoor, 23 anni, di origine iraniana, e Natascia Savio, 35 anni. Secondo quanto emerso dalle indagini i tre avrebbero spedito tre pacchi esplosivi, intercettati prima che venissero recapitati, ai pm torinesi Roberto Maria Sparagna e Antonio Rinaudo, impegnati in indagini sugli anarchici, e a Santi Consolo, all'epoca direttore del Dap di Roma.

I tre, avevano scoperto gli investigatori, si erano incontrati a Genova e qui avevano organizzato e assemblato i pacchi bomba. Erano stati traditi da un dettaglio: in una delle buste era rimasta una targhetta del prezzo che aveva un negozio di articoli cinesi del capoluogo ligure.

Attraverso le telecamere erano stati ricostruiti gli spostamenti e si era risaliti alla loro identità . Questa mattina il procuratore Pinto ha presenziato all'udienza dopo gli attacchi di alcuni anarchici nei confronti del collega Manotti. Subito dopo le proteste, infatti, il capo dei magistrati aveva sottolineato come le richieste di misure fossero "scelte collegiali prese da tutta la procura".