cronaca

Soddisfatti gli avvocati della famiglia della vittima
1 minuto e 47 secondi di lettura
E' stata confermata dalla Corte d'Assise d'Appello di Genova la condanna all'ergastolo per Alessio Alamia, il ragazzo di 22 anni che il 7 aprile del 2017 uccise nella sua casa di Pietra Ligure la ex fidanzata Janira D'Amato, 21 anni, con 49 coltellate. La sentenza conferma in toto quella di primo grado, emessa dalla Corte d'Assise di Savona. L'omicida, che in aula ha letto una lettera di scuse per i genitori della ex fidanzata, è stato condannato all'ergastolo con l'aggravante della premeditazione, mentre è stato assolto dal reato di stalking. Pene a cui si aggiungono l'interdizione dai pubblici uffici, la decadenza della responsabilità genitoriale e il pagamento delle spese processuali. Alla lettura della sentenza erano presenti i familiari della ragazza.  "L'importante è che sia stato confermato l'ergastolo", hanno detto.

L'accusa aveva chiesto di condannare Alamia
anche per stalking (dal quale era stato assolto già in primo grado), mentre la difesa aveva chiesto di rivalutare la perizia psichiatrica, eliminare la premeditazione e concedere le attenuanti generiche. Alamia uccise l'ex fidanzata il 7 aprile 2017 nel proprio appartamento, dove l'aveva convinta a recarsi con una scusa. Lì l'aveva colpita con 49 coltellate. Diversi i dettagli che avevano portato a riconoscere l'aggravante della premeditazione: Alamia infatti aveva lasciato coltelli in vari posti della casa e nei giorni precedenti all'assassinio aveva cercato in internet "come uccidere persone senza lasciare traccia".

"Siamo soddisfatti, l'importante era che venisse confermato l'ergastolo e quella conferma è arrivata". Commenta così Simone Mariani, legale dei genitori di Janira d'Amato, la conferma della sentenza di primo grado per Alessio Alamia. Mariani, che assiste i familiari della vittima insieme al collega Fabrizio Biale, accoglie con favore la conferma dell'ergastolo (con l'aggravante della premeditazione) nonostante l'assoluzione (anch'essa già arrivata in primo grado) dall'accusa di stalking: "L'ergastolo è una pena pesante che, però, ci stava tutta a prescindere da altre considerazioni. Per quanto riguarda il reato di stalking, come parti civili lo avevamo considerato un po' più 'sfumato' tanto che non avevamo impugnato quella sentenza. Siamo soddisfatti: ora confidiamo che la famiglia D'Amato possa passare un Natale 'liberatorio' e non in attesa di giustizia".