cronaca

Parte oggi un viaggio tra i servizi della comunità per far pronte alle richieste in aumento di chi ha bisogno
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Povertà. E’ l’altro virus che in questi mesi sta facendo impennare le richieste di aiuto dei cosiddetti ‘nuovi poveri’ ma non solo. Persone che prima dell’inizio della pandemia riuscivano a mantenersi con lavori precari o saltuari e che ora non hanno soldi per comprare da mangiare figurarsi pagare affitto o bollette.


Da una parte la crisi sanitaria dall’altra quella economica e sociale
che pesa soprattutto su famiglie con bambini, donne e giovani con un aumento notevole di italiani.


Una situazione che è destinata a peggiorare: la platea degli ultimi ogni giorno si allarga e chi come la Comunità di Sant’Egidio a Genova è riuscita a reggere l’onda di richieste del lockdown ora si trova a chiedere aiuto per cercare di continuare nei vari servizi.


“Abbiamo registrato un aumento vertiginoso delle richieste dei pacchi alimentari e di presenze alla mensa e anche di persone che ricevono il cibo per strada alla sera – spiega Andrea Chiappori responsabile di Sant’Egidio Genova - i nuclei familiari seguiti con i pacchi alimentari prima del della pandemia erano circa 1050 adesso siamo arrivati a 2500; alla mensa c'è stato un aumento di circa sei, settemila persone ogni mese che vengono a mangiare e poi per strada ci sono circa 140 persone che hanno bisogno, non solo del cibo, ma anche della biancheria intima, di un aiuto a cambiarsi gli abiti praticamente quasi tutti i giorni perché non hanno più possibilità di frequentare i luoghi dove abitualmente facevano fronte a queste loro esigenze igieniche”.


Per continuare a fornire una cena a settemila persone al mese, a consegnare un pacco alimentare a 2500 famiglie ogni mese ci vogliono quasi 40mila euro e la fornitura dei generi alimentari dell’Unione Europea non basta più. Fondamentale l’aiuto della Caritas e della Diocesi ma non basta più, servono più soldi e volontari.


Per questo Primocanale ha deciso di iniziare un viaggio con Sant’Egidio per far conoscere quali sono le attività, come sono cambiate a causa del Covid e sensibilizzare chi può ad aiutare ognuno secondo le proprie possibilità.


“L’aumento dei bisogni e delle richieste è molto consistente – sottolinea Chiappori - la nostra richiesta è rivolta a chi ci può aiutare venendo a dare una mano nelle cose che dobbiamo fare, o portare cibo oppure fornire economicamente gli aiuti che permettono di poter acquistare tutto quello che è necessario in questo periodo”.


Il viaggio di Primocanale parte dalla mensa di Sant’Egidio tra le attività che hanno avuto una richiesta maggiore.
“Un milione di pasti preparati in cinque anni, durante il lockdown vista la richiesta era aperta sei giorni su sette ora a causa anche dei costi del confezionamento obbligatorio dalle norme anti-Covid c’è solo quattro giorni – racconta Chiappori - ma speriamo di tornare a sei con l’aiuto di tutti, perché il bisogno è tanto”.


“Credo che l’opportunità attraverso Primocanale di far conoscere le nostre attività – conclude Chiappori – sia anche un veicolo di speranza perché davvero dobbiamo iniziare a fare diffondere una cultura che dica che davvero nessuno è dimenticato e abbandonato”.

Per aiutare Sant’Egidio: www.santegidioliguria.org