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Cecchi: "La ministra ha preso impegno a favorire soluzione"
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Il rischio collasso per la portualità turistica e la perdita di 2.225 lavoratori a causa dei sovracanoni demaniali, lanciato nei giorni scorsi da Ucina Confindustria Nautica, ha trovato ascolto nella Ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli, che ha ricevuto il presidente di Ucina Saverio Cecchi. "Siamo soddisfatti che la ministra abbia pienamente compreso la gravità della situazione, il danno per l'intera rete infrastrutturale italiana del turismo nautico, l'impatto sull'indotto delle economie costiere di diverse Regioni e si sia impegnata ad attivarsi con il collega dell'Economia e delle Finanze, Roberto Gualtieri, al fine di individuare una soluzione", commenta Cecchi.

La vicenda è legata ai sovracanoni demaniali
che secondo Ucina non sono dovuti e che l'Agenzia delle entrate pretende. Sono 24 i porti turistici italiani in contenzioso con lo Stato dal 2007 per l'applicazione di una legge che ha modificato i canoni annuali per le concessioni demaniali delle strutture della nautica da diporto, con aumenti fino a 5-8 volte quelli fissati all'atto di firma della concessione, applicando retroattivamente il meccanismo di calcolo. L'Amministrazione dello Stato ha proceduto all'emissione delle cartelle esattoriali e il blocco dei conti correnti dei porti turistici, azioni tutte respinte dai Tribunali Civili.

Intanto è stata già ventilata la revoca della concessione che ha colpito due marine a Cattolica. "Ucina è consapevole che si tratta di una vicenda che si trascina da 12 anni e che nessun governo precedente ha voluto risolvere. Tuttavia, all'esecutivo non possiamo che dire che con l'attivazione delle procedure di revoca delle concessioni alle società che hanno la sola colpa di aver resistito - e vinto - in giudizio contro gli aumenti retroattivi dei canoni demaniali, il tempo a disposizione e' ormai terminato. Occorre una soluzione immediata per evitare una vera e propria 'esecuzione' di Stato". L'aumento unilaterale e retroattivo dei canoni è stato anche dichiarato non ammissibile dalla Corte Costituzionale e giudicato insostenibile economicamente dal Consiglio di Stato.