cronaca

Lo sfogo dei sindaci contro le scelte repressive del Governo
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Prendiamo il caso di Portofino, paese meraviglioso, turistico per eccellenza ma piccolissimo: tanta speranza riposta nel possibile arrivo, entro il 20 dicembre, dei possessori di seconde case, che dovrebbero permanere fino al 6 gennaio essendo impedito spostarsi nei giorni compresi tra queste due date. Complice anche la chiusura degli impianti sciistici che porterebbe più che mai gente verso il mare dalle regioni del Nord, Lombardia in testa.

L’attesa sulle restrizioni invocate dal premier Conte e attese per le festività di Natale pesa come un macigno su chi ha tenuto aperti bar, ristoranti, negozi. Perché se il Governo decidesse per una zona rossa nell’intero periodo delle feste (tra il 24 dicembre e il 6 gennaio) chi deciderebbe di venire, prima di quella data, per poi doversi chiudere in casa? Idem in caso di zona arancione, soprattutto per i piccoli comuni come Portofino. Cioè, io milanese raggiungo la destinazione e poi non posso neppure fare un giro fuori da Portofino? (Stesso discorso per Lavagna, Moneglia, Sestri Levante, insomma paesi veramente piccoli).

Lo scontento c’è anche da parte degli amministratori
, come Giorgio D’Alia, vice sindaco di Portofino: “Il Governo tarda a fare indicazioni chiare: deve parlare al più presto perché siamo appesi”. “Per un paese come il nostro le zone rossa o arancione prolungate sarebbero un danno perché nessuno a questo punto avrebbe interesse a venire se poi deve stare chiuso in casa, o quasi” gli fa eco Margherita Gimelli, consigliere delegato al commercio.

Che tanta gente sia venuta domenica (quando anche Piemonte e Lombardia sono diventate gialle) lo conferma un ristoratore della “piazzetta” per antonomasia: “Tanta gente, ma distanziata. E ora? Che succede? Lo dicano in fretta, io ad esempio ho cinque persone che lavorano con me...”.