L'intervento di Tso con la polizia, in via Borzoli a Genova a giugno dello scorso anno nel corso del quale morì Jefferson Tomalà, fu "legittimo" anche perché subentrarono questioni di "sicurezza di ordine pubblico" e "non si poteva agire diversamente". Questo quanto scrive il giudice per l'udienza preliminare Silvia Carpanini nelle motivazioni della sentenza con cui ha assolto l'agente Luca Pedemonte, accusato di eccesso colposo di legittima difesa.
Secondo quanto ricostruito, Tomalà si era barricato in una stanza di casa con un coltello e i familiari avevano chiesto aiuto perché minacciava di ucciderli e suicidarsi. Arrivarono gli uomini delle volanti e nell'irruzione spruzzarono spray al peperoncino per bloccarlo e sottoporlo al Tso ma il giovane aggredì e ferì un poliziotto e Pedemonte sparò quindi sei colpi uccidendolo.
Il 26 settembre, il giudice ha accolto la linea difensiva dei difensori del poliziotto, gli avvocati Antonio Rubino e Giulia Liberti: "Appare assai difficile, se non impossibile - si legge nelle motivazioni - immaginare cosa di diverso avrebbe in concreto potuto e dovuto fare l'imputato, in quella situazione, per salvare il collega, senza mettere comunque seriamente a repentaglio la vita del giovane sudamericano".
"A Genova non esistono normativa o disposizioni che individuino la Polizia Locale come unica forza competente nell'attuazione del Tso, né è stata configurata all'interno del corpo di Polizia Locale una sezione ad hoc, istituita al fine di eseguire in modo esclusivo il trattamento sanitario obbligatorio, ma la relativa competenza è stata incardinata per questi interventi al reparto automontato, ma solo in via sussidiaria", conclude il giudice.
Tornando sulle modalità dell' intervento, il giudice sottolinea come "la conformazione dei luoghi, la posizione delle persone ed in particolare quella dell'aggressore Tomalà rispetto all'agente aggredito, oltre che di entrambi rispetto a Pedemonte, il tipo di arma in dotazione e le condizioni di visibilità, resa precaria dall'uso dello spray urticante, non consentivano ragionevolmente molte possibilitàdi scelta né, comunque, pare possibile addebitare all'imputato, se non in modo assolutamente ipotetico e astratto, di non avere diversamente indirizzato i suoi colpi, per bloccare Tomalà senza ucciderlo".
Si legge ancora nelle motivazioni che "il Tso è uno strumento finalizzato unicamente alla cura dell'ammalato in particolari situazioni e non è strumento di difesa sociale pertanto comportamenti aggressivi, violenti o antisociali devono essere affrontati e contenuti dalle forze dell'ordine. Anche il paziente psichiatrico che commette un reato deve essere trattato come ogni altra persona, per quel che riguarda l'intervento preventivo e repressivo".
cronaca
Morte di Tomalà durante un Tso, il giudice: "Intervento polizia legittimo, spari inevitabili"
Il giudice ha accolto la linea difensiva del poliziotto
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