cronaca

Sarebbe stato chiamato per un'analogia con un suo film
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 L'attore e regista Carlo Verdone non testimonierà in aula sul caso della morte di Martina Rossi, la studentessa genovese morta a Palma di Maiorca il 3 agosto 2011 precipitando dal balcone. Verdone è stato tolto dalla lista testi stilata dall'avvocato Tiberio Baroni, che difende Alessandro Albertoni, uno dei due giovani a processo con l'accusa di morte in conseguenza di altro reato, in questo caso una tentata violenza sessuale insieme all'amico Luca Vanneschi.

"La motivazione - ha spiegato Baroni prima di entrare in aula - è semplice: siamo di fronte a un processo mediatico e la decisione di chiamare un personaggio così conosciuto era legata alla volontà di dare una risposta altrettanto mediatica a quanto fino ad oggi è stato raccontato a livello nazionale".

L'avvocato Baroni aveva inizialmente indicato Verdone come possibile testimone per una presunta analogia da lui riscontrata tra un suo film e la vicenda di Martina, ma poi ha mutato strategia processuale. Durante l'udienza odierna la presidente del collegio Angela Avila ha dichiarato infondate le eccezioni sollevate dai difensori di Albertoni e Vanneschi, sia il 'ne bis in idem' sia l'opposizione alle intercettazioni, che saranno invece 'in toto parte' del processo dopo l'ammissione all'utilizzo in aula.

"Siamo certi che la verità sulla morte di Martina, che potrebbe arrivare con il processo, faccia paura. E allora gli imputati e i loro difensori fanno di tutto per depistare, per avvicinarsi alla prescrizione che scatterà fra un anno e nove mesi", ha detto Bruno Rossi, padre di Martina.

Sono state ammesse dal presidente del collegio Angela Avila tutte le intercettazioni telefoniche ed escluse le eccezioni sollevate dalla difesa. Secondo il procuratore di Arezzo Roberto Rossi, Martina sarebbe caduta dal balcone per sfuggire a un tentativo di violenza. Ma per la difesa si sarebbe tolta la vita lanciandosi nel vuoto. "Martina era una ragazza solare e felice per la sua prima vacanza da sola con le amiche - dice papà Bruno -, non si sarebbe mai suicidata. Ha diritto alla verità! Speriamo che nessun ritardo gliela neghi".