cronaca

A 32 mesi dal crollo il dolore e l'amarezza del presidente comitato ricordo vittime
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"Quello che stiamo percependo è che la nostra tragedia sta piano piano passando sotto silenzio perchè è una tragedia molto scomoda e questo fa male". Così a Primocanale Egle Possetti, presidente comitato ricordo vittime Ponte Morandi, 32 mesi dopo il crollo avvenuto il 14 agosto 2018 e che ha provocato 43 vittime sottolinea il dolore nel vedere non solo una situazione ancora uguale a quella di allora ma anche la voglia di qualcuno di far dimenticare.


"Vediamo che il lavoro di indagine è estremamente accurato e questo non può che farci piacere - racconta Possetti - da molte parti però vediamo che si cerca il modo di parlare sempre meno di quello che è successo e per noi questo è inaccettabile e dovrebbe essere inaccettabile non solo per noi ma per tutti i cittadini come dico sempre, questo ci fa male perché è chiaro che il ricordo dei nostri cari non lo perderemo mai e continueremo a lottare però è un dispiacere perché pensiamo che potrebbe essere un'occasione persa per fare pulizia e per fare un cambio di passo ma stiamo vedendo che purtroppo nonostante le nostre lotte si cerca di dimenticare".


Tra i temi quello delle concessioni: "Sono un argomento molto delicato perché ha delle implicazioni economiche - spiega - ma in questa vicenda, in questa fase noi stiamo percependo che contano solo queste e non la sicurezza dei cittadini; in Italia pare che comunque ci si comporti in qualsiasi modo una quadra la si trovi ma non è così che deve funzionare perché ci vuole equità, deve esserci rigore e proprio questo rigore che deve essere che invocato da più parti noi non lo stiamo venendo".


Il comitato è in attesa di un incontro con il premier Draghi e su quello che si aspetta da lui Possetti non ha dubbi: "Questo incontro per noi è una priorità, ci piacerebbe che il premier Draghi ci guardasse negli occhi, perché quando una persona ha un compito così elevato come quello che sta portando avanti il presidente Draghi,deve anche imparare a guardare negli occhi i cittadini e i nostri occhi dicono tante cose, anche se quando parliamo in pubblico cerchiamo di fare in modo che le nostre emozioni non traspaiono troppo e ce le teniamo in privato, però secondo me questa vicenda come altre che sono successe in Italia negli anni passati dovrebbe insegnare qualcosa quindi il capo del nostro governo dei nostri occhi dovrebbe capire qualcosa".


Nella giornata di oggi poi l'udienza stralcio delle intercettazioni, un altro passo avanti verso i rinvii a giudizio e il processo. "La parte processuale per noi è determinante, le intercettazioni sono fondamentali perché danno il metro della situazione perché se non fosse bastato vedere come il ponte, i resti erano ridotti è chiaro che dalle intercettazioni penso che non emergano dubbi".