cronaca

"Nessun insulto, nessun simbolo, nessun partito"
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 Dopo Bologna e Firenze, anche a Genova ha visto Piazza De Ferrari riempirsi di sardine per la manifestazione pubblica "Sardine di Genova: Ancioe per la solidarieta'". Circa 3 mila persone hanno riempito la piazza a partire dalle 18, riunendosi davanti a Palazzo Ducale. In mezz'ora la folla di persone è cresciuta, bloccando anche la viabilità attorno alla piazza, superando le 5 mila presenze.

"Abbiamo deciso di esserci anche noi nella speranza di avere una risposta dal mondo della politica", racconta qualcuno dei presenti a Primocanale. Qualche coro, soprattutto "Bella Ciao", ma una manifestazione del tutto pacifica e anche abbastanza silenziosa, con le sardine di carta alzate al cielo. "Mi sono sempre piaciute le sardine perché agiscono in gruppo", spiega un signore. 

Secondo quanto spiegato dagli organizzatori, "Genova si riunisce in piazza per ribadire un chiaro no al dilagare dei discorsi di odio, alla propaganda politica delle falsità, che ci ingabbia in un conflitto perenne, perché priva di risposte concrete alle nostre necessità. Si scende in piazza per riaffermare che l'antifascismo è un valore trasversale alla politica e elemento fondante della nostra democrazia".

Nessun riferimento diretto alla Lega, ma per le Sardine genovesi "questa è l'occasione per dimostrare che c'è una maggioranza
, decisa a non essere piu' ostaggio del proprio silenzio, determinata nel farsi sentire e vedere". Principale accusato il populismo che "trova terreno fertile nell'indifferenza e nell'individualismo, e noi oggi scegliamo di controbattere alla sua distorta e brutale narrazione, con decisa pacatezza, con le adeguate parole e la sincera vicinanza per ricostruire un noi, troppo frammentato".

E dalla pagina Facebook, queste le indicazioni per i partecipanti e le motivazioni della manifestazione
: "Per contarci e chiedere con forza un paese più umano e solidale, per dire che siamo contro l'odio e le divisioni, che non si costruisce il consenso sulla paura e sulla manipolazione. Per pretendere che le regioni e i comuni che presto andranno al voto non siano considerate terra di conquista ma comunità di persone, in cui nessuno viene prima degli altri. Per dimostrare che noi stessi siamo comunità e che la politica deve essere al nostro servizio e non servirsi di noi. Nessun insulto, nessun simbolo, nessun partito".