porti e logistica

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 Macchè sovrattassa su merci o ancoraggio, piuttosto la Compagnia Unica del porto di Genova pensi a sfoltire i suoi soci, che sono troppi per le esigenze attuali del mercato del lavoro nello scalo del capoluogo.

E' questo, in sintesi, il messaggio forte lanciato dall'Amministratore Delegato della Compagnia Messina, Ignazio Messina, nel giorno in cui c'è lo sciopero dei porti e in cui il Console della CULMV di Genova Antonio Benvenuti ha chiesto una sovrattassa sulle merci o sull'ancoraggio per finanziare la Compagnia, evitandone la morte.

"Se si trattasse di una tassa per finanziare una scuola di formazione saremmo favorevoli -spiega Messina- ma dovrebbe essere temporanea. Inoltre la Compagnia dovrebbe impegnarsi a verificare se le figure professionali in suo possesso rispondano alle esigenze del mercato".

Messina spiega che, oggi, le dimensioni elevate delle navi richiedono meno forza lavoro, grazie alle economie di scala, e quindi lascia intendere che, nella Compagnia, vi sono ormai troppi lavoratori rispetto alle esigenze del mercato.

I lavoratori del porto si sono fermati per 24 ore contro il pesante contesto in cui versa la portualità italiana e la difficile trattativa relativa al rinnovo del contratto nazionale di lavoro.

"Condivido le ragioni dello sciopero". Ha detto il presidente dell'Autorità portuale di Genova, Luigi Merlo: "L'inquadramento dei lavoratori all'interno della pubblica amministrazione rischia di far venir meno il contratto collettivo di lavoro e rischia di creare una situazione di disparità nel sistema europeo dei porti". "Stiamo vivendo una crisi strutturale, non congiunturale - continua - la portualità sta cambiando, il gigantismo navale ogni anno avanza modificando gli equilibri, cambia la tipologia del lavoro, le compagnie di lavoratori portuali hanno subito un contraccolpo pesante nonostante la crescita del traffico".

"Se non saremo soddisfatti, la lotta si inasprirà. Mi auguro che il governo Letta ci ascolti". Ha dichiarato il console della Culmv Antonio Benvenuti.