porti e logistica

E sul futuro: "Bisogna pensare un po’ più in grande"
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Entro il mese di agosto arriveranno i nomi dei nuovi presidenti delle Autorità portuali. E Genova dovrebbe pensare più in grande, "invece di ragionare sul trenino di Casella". Luigi Merlo a Primocanale non risparmia stoccate al mondo della portualità come alla politica che governa la Liguria.

Il consulente del ministro Graziano Delrio vede quello che accade in regione dalla prospettiva 'romana', ed entra a gamba tesa sulle principali situazioni "che sarebbe meglio modificare per una regione proiettata verso il futuro".

In un recente convegno a Trapani sono venute fuori alcune date sulle nomine delle nuove autorità. Possiamo confermarle?
Sì, proprio la settimana scorsa il testo di riforma è stato incardinato nelle commissioni parlamentari. Dovendo decorrere 60 giorni, al massimo entro il 17 luglio dovranno pronunciarsi tutte e cinque: Trasporti e Bilancio di Camera e Senato, e Riforme. Poi ci sarà un ulteriore passaggio in Consiglio dei Ministri e dopo si potrà procedere con le nomine.

Entro gli inizi di agosto quindi avremo i nomi?
Questo è assolutamente l’intenzione del ministro, laddove ci sarà l’intesa con le Regioni. In caso contrario dovranno trascorrere altri 45 giorni.

Calcolando che ci saranno le ferie di mezzo, l’idea di Toti secondo cui il nome lo avremo a ottobre è perché si sa già che non si troverà l’accordo?
Non tornerebbe la data. Con 45 giorni si andrebbe a inizio settembre. Non c’è volontà di dilazionare, il ministero è consapevole che in tutti i porti c’è bisogno di una guida prospettica. Bisogna andare avanti con grandi temi e grandi sfide.

Qual è l’identikit del prossimo presidente di autorità portuale: un manager o un politico?
Non sta a me farlo. Io mi occupo di altre questioni e non voglio entrare nel merito delle scelte del ministro.

E i temi da affrontare?
Anzitutto la riforma, che è importante. L’autorità di sistema è un nuovo ente. Ricordo che, nel momento in cui viene approvato, scattano anche le altre nomine. Comuni e Regioni devono nominare subito i membri del comitato di gestione, persone che devono avere gli stessi requisiti del presidente, con professionalità connessa al mondo portuale.

Lei è stato presidente dell’autorità portuale di Genova. Con la riforma ci saranno meno conflitti d’interesse?
Sicuramente. L’assenza del comitato portuale rende più agevole la distinzione tra funzione pubblica e privato. Ci saranno i tavoli di partenariato, con una funzione importantissima, ma saranno consultivi su questioni strategiche, non sugli atti amministrativi. Nei giorni scorsi ho partecipato con Delirio al Comitato portuale come Napoli, dove è stata necessaria la presenza del ministro per approvare il bilancio, vuole dire che questi organismi non funzionano più, siamo al capolinea. Serve un’impostazione europea, e la riforma la dà.

Per quanto riguarda il parere del Consiglio di Stato sulle concessioni, Genova, sotto la sua presidenza, non aveva concesso proroghe. Invece Savona e La Spezia sì...
Si fa una gran discussione su queste cose senza invece ragionare di questioni prospettiche: il piano regolatore, le connessioni ferroviarie. Tra pochi giorni apre il Gottardo, bisogna ragionare su quella prospettiva. Qui c’è un gran trionfalismo sul trenino di Casella, ma intanto la Svizzera apre il Gottardo. Bisogna pensare un po’ più in grande dal punto di vista delle ambizioni. Invece si rischia di tornare a discussioni sterili sul passato. Sulle concessioni, ripeto, è un tema che va chiarito, ma parliamo di scadenze tra quattro anni, mi sembra che ci sia troppa enfasi sul tema. Ci sarà comunque un’attività istruttoria che deve compiere l’autorità portuale. Poi bisogna attendere il regolamento, e credo che dopo l’estate potremo procedere. Ma mi sembra una discussione strumentale.

Guardiamo avanti, allora. Il Consiglio di Stato ha espresso un altro parere: ha detto che le autorità portuali dovranno liberarsi di partecipazioni perché non sono enti di diritto privato ma pubblico. L’autorità di Genova dovrà disfarsi del 60% dell’aeroporto, quindi privatizzare. Con quali modalità dovrà vendere?
Il parere del Consiglio di Stato è molto positivo perché rafforza il testo, e molti aspetti saranno accolti. Gran parte delle partecipate dovranno essere alienate. Per l’aeroporto sarà una procedura di evidenza pubblica, prima va individuato il valore con una gara internazionale, poi si passa alla gara internazionale. Purtroppo in questo caso c’è uno statuto molto complicato che vincola i tre soci, quindi bisogna trovare un’intesa sul percorso. Finché c’ero io Adr aveva manifestato l’intenzione di vendere, mi auguro che lo stesso percorso sia intrapreso dalla Camera di commercio. La proroga della concessione non ci sarà, e per ottenerla bisognerebbe investire oggi 50/60 mln euro, una strada impraticabile. Ogni mese perso è un mese di concessione in meno, e il valore scende.

Tornando al regolamento sulla legge 84/94, e all'interesse suscitato dal suo intervento e da quello del senatore Maurizio Rossi in Commissione Lavori pubblici. Perché ora è fermo?
Per il parere del Consiglio di Stato. Devo dire che il ministero dei trasporti è stato molto tempestivo, poi è passato al Ministero delle Finanze, che è stato molto impegnato soprattutto sul codice degli appalti. Ma nulla toglie agli uffici delle autorità portuali di concludere il loro lavoro.

Del resto è da vent’anni che lo si attende. Allora le chiedo: lei è una persona pratica. In questo suo nuovo ruolo al ministero da consulente, tra burocrazie e passaggi tra ministeri, lei come si trova?
Bene, conosco la materia. Certo, ogni tanto scalpito perché vorrei che alcuni percorsi fossero più rapidi e veloci. Anche questo fa parte delle riforme, questo Paese non può funzionare con questi tempi. Grazie a un’accelerata del Governo possiamo portare a casa la riforma dei porti, ma non si può lavorare con questi tempi con la competizione internazionale.

Nel suo futuro c’è un ritorno in politica o cercherà un ruolo tecnico al ministero?
No, ho dato la mia disponibilità a portare un contributo che mi sembra utile, con la mia esperienza sul campo nel principale porto italiano. Conclusa la riforma, vedremo il da farsi.

Ma se Genova o La Spezia chiamassero, quale sceglierebbe? Parlo di città, non di porti.
Non sono interessato in questa fase all’agone politico. Credo ci sia gran bisogno di idee e proposte, sia a Genova sia a La Spezia, e io sono disponibile a dare questo contributo, ma non come protagonista diretto.