cronaca

Il mare lo ha sepolto, come il mare aveva restituito Milena
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C'è una terribile coincidenza nella vicenda di Lorenzo Bozano e Milena Sutter, l’assassino e la sua giovanissima vittima, in un giallo di 50 anni fa, riemerso nella memoria in questi giorni e ben raccontato su Primocanale da Michele Varì. Il destino della povera Milena si era compiuto in quel giorno di maggio del 1971, quando il suo corpo di tredicenne era tragicamente riemerso nel mare di Priaruggia, dopo giornate terribili per la sua famiglia, ma per tutta Genova e per l’Italia intera, sconvolte dalla scomparsa della ragazzina all’uscita di scuola.

Si era compiuto quel destino con la identificazione di quel povero corpo, offeso dalla permanenza in acqua, perfino mangiato dai pesci e riconosciuto con un’operazione terribile, attraverso quella catenina al collo, che fece piangere perfino il leggendario commissario di Polizia Angelo Costa, detto Angiulin. E oggi, appunto dopo cinquanta anni, ancora una volta è il mare che mette la parola fine alla storia, incominciata con il sequestro e diventata tragica con quel ritrovamento.

Nuotando al largo di una spiaggia dell’isola d’Elba è morto Lorenzo Bozano il “biondino della spyder rossa”, come lo definì per primo Mimmo Angeli, il compianto direttore de “Il Corriere Mercantile”, colpito da un malore a 76 anni, dopo averne trascorsi quasi cinquanta dietro le sbarre a Porto Azzurro, dove aveva scontato quasi per intero la sua pena dell’ergastolo.

Questa storia, che il mare “sigilla” perché il carnefice e la vittima ne sono accomunati in qualche modo, seppure distinguendo tra la fine violenta subita da Milena prima di essere affondata tra le onde e Bozano stroncato dal malore, aveva segnato molto l’opinione pubblica in un modo che oggi può apparire quasi ingenuo.

Ma Genova e la società in generale allora erano molto diversi, certamente meno abituati a esplosioni criminali tanto forti come il sequestro e la morte di una tredicenne. Genova era una grande città di quasi 900 mila abitanti, che aveva da poco subito l’alluvione terribile del 1970, ma anche il sequestro a lieto fine di Sergio Gadolla, un altro figlio, come Milena, di una solida borghesia, che allora sembrava tranquilla e non certo minacciata da quello che sarebbe incominciato proprio allora, tra la malavita dei sequestri di persona, il terrorismo che rapiva per finanziarsi.

Era una città in qualche modo sicura, che si poteva aspettare un lieto fine come la liberazione, comunque, del giovane Gadolla e che, invece, si confrontava con la violenza barbara contro Milena. Bozano era un balordo, uno sbandato, ma di una famiglia alto borghese, un figlio degenere. Ma prima che apparisse inequivocabilmente come l’imputato colpevole c’erano state addirittura marce di cittadini sotto la Questura per chiedere giustizia.

L’iter giudiziario di quella vicenda così sconvolgente aveva moltiplicato l’attenzione
e la reazione dopo la prima clamorosa assoluzione “per insufficienza di prove” del “biondino”, la sua scarcerazione, malgrado l’accusa avesse raccolto ben 44 indizi della sua colpevolezza. Allora i processi, celebrati nel vecchio Palazzo Ducale, erano veri e grandi spettacoli con l’accusa e la difesa che si confrontavano con requisitorie e arringhe, capolavori di oratoria.

In questo modo la storia di Bozano, assolto e in fuga, poi catturato condannato, sepolto in carcere, poi in semilibertà, coinvolto in un nuovo caso di molestie a una ragazzina, trenta anni dopo e nuovamente incarcerato fino alla nuova semilibertà di tre anni fa, era diventata una storia senza una fine.

Con la sua protervia lui continuava a chiedere un processo di revisione, riaffacciandosi come un fantasma perfino a Genova, facendo baluginare nuove e sconvolgenti prove di innocenza. Il mare, nel quale è morto da semilibero, chiude per sempre anche quei suoi tentativi. Bozano non si è mai dichiarato colpevole anche davanti all’evidenza della sua perversione, confermata da quell’episodio, appena ottenuta la prima semilibertà.

I cari di Milena, la madre ancora chiusa nel suo dolore, il fratello Aldo, che ora conduce l’azienda di famiglia, tengono per loro, dal primo momento, i sentimenti rispetto a quell’uomo che ogni tanto cercava di riapparire nelle loro vite, appunto come una fantasma cattivo. Il mare lo ha sepolto, come il mare aveva restituito Milena. Finalmente su questo caso cala un giusto silenzio.