Politica

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Dopo trentadue anni di iscrizione all’Associazione ligure dei giornalisti, come ho preannunciato all’amico Marcello Zinola, ho deciso, con grande rammarico, di dimettermi. Lo faccio in seguito alla nota di alcuni giorni fa, firmata dai responsabili del sindacato, sulla vicenda di Telecittà. Non voglio assolutamente entrare nel merito di questa, ma come direttore del Tg e dei programmi giornalistici di Primocanale e socio dell’Editrice dell’emittente, mi auguro che il futuro di Telecittà sia positivo e dia serenità professionale al maggior numero possibile di dipendenti, tecnici e giornalisti. Mi auguro, soprattutto, che questa storica voce locale possa finalmente camminare sulle sue gambe e continuare a fare buona informazione.

Quello che mi ha profondamente deluso e offeso è la tenace volontà del sindacato di tirare in ballo Primocanale, quasi ci fosse l’ inspiegabile intenzione di colpirla, danneggiarla, indebolirla, come se Primocanale desse fastidio a qualcuno.Al di là degli insulti riservati all’Editore, uno dei rarissimi casi nel panorama dell’informazione italiana e in particolare in quello dell’emittenza privata regionale, che continua a investire, innovare e progettare nonostante la politica punitiva dei governi che si sono succeduti, avete scritto che nella nostra azienda sarebbero sostanzialmente calpestati i più elementari diritti dei giornalisti.

E questa è un’offesa che mi riguarda direttamente. Se difendere i diritti vuol dire difendere privilegi di casta ebbene, allora vi assicuro che a Primocanale non ci sono né caste, né fannulloni. C’è una redazione di ottimi professionisti, tutti giovani, che credono nel lavoro che fanno. E’ davvero incredibile il vostro invito a ispezioni punitive di prefetti e altri controllori nei confronti di Primocanale, reo di godere come tutte le tv locali, di miseri contributi statali, dati come corrispettivo di un’informazione capillare, continua, ampia, pluralista, laddove la Tv di Stato non è, per legge, in condizione di farlo.

Quale è il vero vostro obiettivo? Dare un futuro serio, ripeto serio, a Telecittà in un momento di crisi economica epocale che avrà presto e purtroppo, pesanti ripercussioni anche sul mondo dell’informazione, oppure cercare di ferire Primocanale, minacciare la salute dei suoi bilanci e quindi la sicurezza dei suoi dipendenti, tecnici e giornalisti?

Primocanale non usufruisce di canoni obbligatori e non si vende in edicola. Quindi vive di pubblicità, ma soprattutto e per nostra fortuna, di progetti che al nostro interno vengono elaborati in continuazione. Primocanale negli ultimi sette anni, dai giorni del G8, ha aperto nuove sedi di produzione in provincia, ha assunto giovani, ha un palinsesto con undici ore di programmazione in diretta, ha cancellato le televendite, ha rifiutato spot di fattucchiere o numeri erotici, ha creato soprattutto nuovo lavoro, sforzandosi di mantenere intatta l’onestà della sua informazione, ben separata dalla necessità che ha un’azienda privata sana di far quadrare i conti economici. Questo perché siamo convinti che un’azienda che sta economicamente in piedi potrà cercare di essere (la perfezione è impossibile) più libera e indipendente.

Ecco, per tutto questo non ritengo giuste certe vostre affermazioni e certe sollecitazioni a colpirci in una maniera o nell’altra pur di indebolire la nostra tv.