La Liguria ha bisogno di più medici. Più infermieri e di ospedali moderni. Ha un buon servizio sanitario pubblico con alcune eccellenze ospedaliere, ha pochissime strutture private accreditate, alcune di alta qualità. Ora deve decidere che sanità vuole avere. Ha alcune scelte importanti da fare subito, senza perdere tempo.
1 Mantenere una sanità totalmente pubblica, quindi rassegnarsi alle fughe dei liguri in altre regioni dove possono godere di corsie preferenziali che fanno evitare le liste d’attesa e, spesso, di grande qualità. Oppure contrastarle pesantemente, investendo tutti i soldi su questo settore, magari alzando i ticket che oggi vengono evasi.
2 Mettere in competizione alcune strutture private che siano accreditate e dividere con queste il fabbisogno di salute del territorio. Questo sistema che deve essere controllatissimo dovrebbe indentificare alcune specialità che, addirittura, potrebbero attirare pazienti in Liguria.
Toccherà all’assessore Sonia Viale e alla giunta del presidente Giovanni Toti fare la scelta. Ma guai se invece di prendere il buono dai modelli sanitari delle regioni d’eccellenza (Lombardia, Veneto, Toscana, Emilia) penserà di risolvere la questione deportando pazienti liguri in Lombardia. Sarebbe una dichiarazione di fallimento. I liguri devono essere curati bene in Liguria.
La sanità è vicina all’implosione. I pronto soccorso sono agonizzanti, retti quasi esclusivamente dal martirio dei medici e degli infermieri. Alcuni ospedali come il San Martino, rovinati da scelte sbagliate del passato, non ce la fanno più a reggere una situazione caotica, spesso velenosa per le gelosie e la poca chiarezza dei rapporti con l’Ist o l’Università.
La rete dei medici di famiglia è ormai un’ enorme maglia di burocrazia. Ieri un medico di famiglia raccontava come la sua giornata sia consumata davanti a un computer a riempire moduli di sigle. “Guardo lo schermo invece di guardare gli occhi del mio assistito”.
Poi c’è la questione dell’Università? Quando apriremo con coraggio un serio discorso sulla qualità della Medicina all’interno del nostro Ateneo? Come funziona? Quale è il voto della facoltà genovese rispetto alle altre facoltà italiane? Che numeri fa l’Università nel campo dell’assistenza? Vorremmo conoscere dal super direttore del San Martino e dal Rettore quali sono i numeri all’interno delle divisioni ospedaliere rispetto a quelle universitarie, logicamente tenendo conto che il compito primario dell’Ateneo è di formare nuovi buoni medici.
A chiudere, la questione del Gaslini. Gli spiccioli destinati dallo Stato sono una vergogna. Purtroppo il bisogno è tale che non si possono rifiutare. I parlamentari liguri che hanno preso parte alla riunione d’emergenza convocata dal presidente dell’ospedale pediatrico che chiedeva finalmente il loro impegno concreto, hanno fatto un buco nell’acqua. Altro che segnale! E’ stata una beffa a fronte di quello che riceve l’omologo romano, il Bambin Gesù, che, come abbiamo appreso dagli scandali della sanità vaticana, si occupava anche di ristrutturazione di alloggi cardinalizi.
Cari onorevoli, andate a fare un sit in davanti all’ufficio della ministra Lorenzin. Battete i pugni sul tavolo! L’altro ieri al Gaslini c’è stato un parto eccezionale, un esempio concreto di come funziona l’ospedale, di quale sia la qualità di alcuni medici. Stiamo attenti a non farci scippare dai romani-vaticani anche questi come è accaduto per altri professionisti nel passato.
E speriamo che anche il nostro Arcivescovo, che del Gaslini è il grande tutor, faccia sentire la sua voce con fermezza.
salute e medicina
La sanità ligure al bivio: o sceglie il suo futuro o scoppia
Un settore vicino all'implosione
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