cronaca

Il secondo giorno al Salone dell'Orientamento visto attraverso gli occhi di un aspirante reporter
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È vero. La fatica del cronista non fa notizia. Perché il giornalista non lo percepisce come sforzo, ma una parte del suo essere. Ieri, durante il primo giorno del progetto di Primocanale Underground, che mi ha dato l'occasione di essere "giornalista" per qualche giorno durante il Salone Orientamenti, mi sono spostato a piedi dai Magazzini del Cotone fino al Palazzo della Borsa, ho pranzato alle quattro del pomeriggio e abbiamo inseguito gli ospiti per tutta la manifestazione. Oggi poi sono passato dall'inaugurazione fuori dai Magazzini del Cotone ad un evento sull'alimentazione dentro Eataly, da un colloquio di lavoro sulla ruota panoramica a dei "vox populi" (brevi interviste ai passanti) in giro per il Porto Antico.

È stato divertente. Perché sapevo che, se stavo correndo, era per raggiungere una giornalista con cui sarei andato in diretta, che la serata passata a prepararmi per l'intervista imminente non sarebbe andata sprecata. Non lo nascondo: in questo momento sto scrivendo stravaccato sul divano del nostro stand. Se uno mi guardasse adesso direbbe che sono stravolto. E lo sono, ma se mi dicessero di andare a seguire un evento o ad intervistare qualcuno, lo farei senza pensarci un attimo. Perché la fatica del cronista non fa notizia ma ne produce.