cronaca

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Niente calcio, di conseguenza niente derby. Genova deve rinunciare anche alla stracittadina in questa domenica 3 maggio, in cui era stata programmata la partita tra Sampdoria e Genoa.


Il coronavirus sta mietendo vittime, dolore, disastri economici e sociali, con il calcio triturato e con esso i suoi affari. E' la resa dei conti perché la serie A senza soldi delle tv è più povera. Con bilanci a rischio crack, ora lo hanno scoperto tutti anche per la dissennata, spesso e volentieri, gestione di molti presidente, il castello di carte potrebbe crollare. Va ricordato che il calcio è un'azienda e quindi sono a rischio migliaia di posti di lavoro, mica solo il taglio degli ingaggi faraonici dei calciatori da Ronaldo a Ibrahimovic, fino agli 'operai' Cassata e De Paoli, tanto per fare nomi. Ma per una volta lo stop al calcio che in questa settimana dovrà capire se potrà ripartire salvando se stesso e ciò che gli gira attorno, mette in primo piano anche l'eutanasia della passione.

Il derby della Lanterna è il simbolo di tutto questo, quasi la sua essenza.  Senza retorica la sfida rossoblucerchiata racchiude anche senza titoli in palio e chissà quali ambizioni peraltro sopite perché represse da Ferrero e Preziosi, presidenti contestati, la sublimazione del pallone , grazie al pubblico, ai tifosi ad una città che si fonde con le sue squadre che non abbandona mai malgrado i tradimenti. E' triste vedere le strade vuote, i negozi con le saracinesche quasi tutte abbassate, è lancinante sentire le sirene delle autoambulanze. Ma in queste ore è malinconico non andare allo stadio con i suoi colori, con la gente , con gli sfotto', persino con le sue tensioni. Non sappiamo se questo derby che abbiamo dentro si disputerà in un a notte di estate inoltrata magari a trentacinque gradi. Di sicuro ci manca, magari come ultimo appuntamenti di mille già saltati per il virus, ma è una domenica vuota più di altre.  
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