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Arrivi e presenze in crescita sotto Natale, ma non basta
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Prendiamo una famiglia lombarda o straniera che acquisti la seconda casa in Liguria. Quando ospiterà amici corregionali o connazionali avrà rubato arrivi e presenze alle strutture ricettive, ma se attirerà nella stessa località troppi amici per poterli ospitare tutti, allora alle strutture ricettive darà arrivi e presenze nuovi.

Parto da questo elemento per dire come la lettura dei dati statistici sull'andamento del turismo sia molto più complessa e articolata di quanto le aride cifre possano esprimere ad una prima, sommaria lettura. Quelle fornite dall'Osservatorio turistico regionale, relative al recente periodo natalizio, consentono tuttavia da subito un bel sorriso: a livello ligure gli arrivi sono cresciuti del 7 per cento e le presenze, cioè i pernottamenti, del 5. Fanno meglio dell'anno precedente le province di Spezia, Genova e Savona, mentre quella di Imperia segna un cedimento che, seppur modesto, annacqua un po' il risultato generale.

Nondimeno c'è di che rallegrarsi, anche considerando alcuni fattori esterni - il senso di insicurezza prodotto dal terrorismo internazionale è uno dei principali - che hanno pesato negativamente ad esempio sul versante degli arrivi stranieri. Mentre gli italiani hanno ricominciato a muoversi e questo è un buon segno per il Paese tutto, alla disperata ricerca di una ripresa più solida di quanto abbia fin qui certificato l'Istat con le sue cifre sul Pil.

Di fronte ai numeri, il governatore ligure Giovanni Toti non nasconde la sua soddisfazione: "Faremo di tutto per spingere il settore, ma tutti devono fare la loro parte e cogliere le occasioni. Alberghi, ristoranti e bar chiusi non sono una buona cosa di fronte a tanti arrivi". Toti ha ragione, ma è difficile dare torto anche all'obiezione storica degli operatori: "Non possiamo tenere aperti se andiamo in perdita, servono azioni concertate per davvero".

La parola chiave è "destagionalizzazione". Cioè un'industria delle vacanze che giri per dodici mesi all'anno. Toti questo sostiene in buona sostanza ed è solo l'ultimo politico in ordine di tempo ad aggiungersi alla lista di coloro che fanno quell'affermazione. Se tutti ne sono così convinti, mi domando, però, come mai ci sia un leader sindacale, Pierangelo Raineri, segretario nazionale della Fisascat Cisl, che da anni gira l'Italia come una madonna pellegrina invocando una cosa su tutte: "Bisogna creare le condizioni per destagionalizzazione il turismo, perché questo significherebbe posti di lavoro meno precari di oggi".

Essendo imperiese, Raineri conosce l'argomento al di là del dovere d'ufficio, e dice la cosa fondamentale: creare le condizioni. Sole, mare, montagna, clima mite e bellezze paesaggistiche e architettoniche da sole bastano per tenere il colpo. Ma il salto di qualità richiede altro. Tanto per dire, facilità di entrata e uscita, attraverso una ferrovia funzionale e confortevole, autostrade che non si intasino con puntualità elvetica ad ogni appuntamento con il calendario, un aeroporto, quello di Genova, che abbia altra efficenza e ricchezza di collegamenti con tariffe abbordabili e magari un altro scalo - il Panero di Albenga - finalmente rilanciato sul serio (come si afferma dopo l'ennesimo cambio di gestione).

In parallelo ci vuole cultura dell'accoglienza. Che significa un'azione seria da parte delle istituzioni locali - per esempio avere città pulite - e pure un atteggiamento dei liguri meno ostile di fronte a chi sceglie le località nostrane per le sue vacanze. Lunghe o brevi che siano. Mi è rimasta impressa un'affermazione della presidente di Ucina Carla Demaria durante un'intervista rilasciata a Primocanale: "Genova sembra non amare il suo Salone Nautico". Non lo diceva, Demaria, solo a proposito dei fondi non investiti dal Comune e/o dalla Regione. Parlava di uno stato d'animo, di un atteggiamento - per esempio il lievitare dei prezzi durante il periodo fieristico - che è qualcosa di più complicato. Ma anche di immediatamente percepito da coloro che arrivano per partecipare a un evento o semplicemente per trascorrere delle ferie.

Non basta un solo articolo per declinare tutte le diverse tessere di cui si compone il mosaico di un'industria turistica veramente proiettata verso la destagionalizzazione e con i piedi finalmente bene ancorati sulle esigenze della mobilità per motivi di svago nel Terzo millennio. I dati sull'andamento del periodo natalizio possono tuttavia essere un buon punto di partenza. Un'occasione da cogliere, come dice Toti. Il problema è che non è la prima.