Politica

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La prima volta che vidi e intervistai Paride Batini non sapevo neppure che cosa fosse il porto di Genova. Era nel 2002 quando venne sottoscritto il patto sul lavoro. Non avevo capito nulla, gli chiesi un commento. Mi rispose: “E’ stato un buon patto”. Lì ho imparato chi era il console, l’uomo più difficile da intervistare per le sue risposte secche e concrete. “Tu sei donna e a te dicono quello che vuoi” mi disse in un’altra occasione. Chi come me ama il porto non può non aver amato questo uomo che anche nella sua estetica incarnava il porto: pelle sempre scura, solchi lisciati dal sole. Schiettezza nel linguaggio, nessuna formalità e tanta diffidenza. Un collega mi ha confidato dopo la sua morte che mi apprezzava per la mia lealtà. Questo mi rende orgogliosa. Peccato che nell’ultimo anno Batini non si sia più concesso a noi, e ci abbia anche impedito di andare a visitare una mostra sul lavoro alla Culmv. Ho il rammarico di avergli parlato troppo poco, a quell’uomo di oltre settant’anni con il fisico da ragazzino e memoria di un porto d’altri tempi.