cultura

Il grande raduno di Libera a Imperia contro le mafie
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Mi sono emozionato e commosso a vedere quei ragazzi del Vieusseux sfilare con le loro magliette candide e un nome e cognome stampigliato sopra. Il ricordo delle vittime di mafia, cittadini comuni dei quali non si possono smarrire la memoria e le ragioni della loro scomparsa se davvero non si vuole che l'intera comunità nazionale sprofondi nella barbarie della cosiddetta piovra.

Per un giorno, insieme con tante altre in Italia, Imperia è diventata la città simbolo della legalità. Del desiderio di legalità. Un denominatore comune che per fortuna attraversa le generazioni e salda in un patto civile chi rifiuta la criminalità e ogni possibile collusione. Sia essa anche solo il silenzio, che diventa omertà e infine complicità, sebbene a volte dettata da comprensibile paura. Comprensibile, non giustificabile.

Mi sono emozionato e commosso perché sono un figlio del Vieusseux, quando il liceo stava ancora nel capoluogo rivierasco in piazza Duomo, di fronte all'imponente cattedrale. Da lì sono uscite tante intelligenze che hanno dato lustro alla città e al Paese tutto.

Ma il brivido che mi ha percorso l'anima non è figlio del rimpianto per gli anni meravigliosi trascorsi su quei banchi, è figlio dell'orgoglio di essere e sentirmi ancora "uno del Vieusseux", come questi ragazzi - e tanti coetanei di altre scuole - che grazie a Libera, l'associazione che mobilita le coscienze contro le mafie, ci mettono il cuore, la voce, la faccia, la convinzione che questa martoriata Italia possa essere un posto molto migliore nel quale vivere.

Certo, c'erano esponenti di altre categorie sociali, professionali e politiche, ma sono i giovani a marcare con più forza la possibilità, e a dare più speranza, che il Paese possa voltare pagina e scriverne di felicemente libere dal giogo di mafie che si sono fatte più pericolose perché meno trucide. Sinuose sirene che promettono fiumi di denaro facile dal malaffare e capaci di insinuarsi nel corpo di una società indebolita nei valori e fiaccata da una crisi che cerca salvagenti purchessia. Anche a costo di scendere a patti scellerati con i signori del crimine.

Imperia città simbolo della lotta alle mafie, dicevo. Qui si sono celebrati importanti processi, non tutti finiti come si riteneva che dovessero e tuttavia, a ben vedere, non è tanto il numero delle condanne e degli anni di carcere comminati a fare la differenza. L'essenziale è che questi processi ci siano stati, perché sono il segno di una comunità che seppur con fatica marcia comunque verso il traguardo della legalità.

Sono stati e saranno tanto più importanti perché qui a Imperia, come nel resto della Liguria e in tutto il resto d'Italia mi vien da dire, l'approccio alla presenza delle cellule mafiose è ancora minimalista. Il teorema vincente resta quello che descrive mafia, 'ndrangheta, camorra, sacra corona unita come fenomeni legati solo a certi territori. Situazioni quasi di matrice etnica, con tutte le gravi conseguenze che questo tipo di pensiero porta con se'.

Sarebbe come negare la globalizzazione in economia e finanza. Significa chiudere gli occhi, la bocca e le orecchie di fronte a quanto accaduto, per esempio, a Milano e Roma. La capitale economica e quella politica. È un drammatico, cialtronesco e criminale processo di revisionismo quotidiano, che come la goccia può perforare la roccia.

Ma vedere quella folla di persone, giovani e più avanti negli anni, radunati a Imperia per tener viva la memoria, e con essa alzare la barriera contro le mafie, dice che finalmente esiste una roccia impermeabile a ogni lusinga, a ogni tentativo di spacciare per ammissibile ciò che semplicemente non lo è. Grazie a tutti coloro che ci mettono il cuore, la voce, la faccia. Grazie ai ragazzi del Vieusseux. Grazie da uno di voi.