cronaca

Maestripieri (Cisl Liguria): "Serve un piano straordinario ad hoc"
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Due numeri che certificano l'emergenza: oltre 400mila denunce di infortunio e più di 700 morti sul lavoro nei primi dieci mesi dell'anno in Italia. La Liguria si posiziona sul terzo gradino del podio per numero percentuale di incrementi di denunce per infortunio sui posti di lavoro (+1,06%) dietro solo a Sardegna (+3,30%) e Umbria (+3,06%) in riferimento ai dati compresi tra gennaio e giugno 2019.


Un bilancio anche quest'anno tragico
quello che emerge dal bollettino trimestrale dell'Inail e che mette in evidenza tutti i pericoli e rischi a cui vanno incontro i lavoratori durante i loro turni. Oggi, domenica 13 ottobre, è infatti la giornata nazionale per le vittime degli infortuni sul lavoro e i dati registrati fin qui non possono che far riflettere e porre l'attenzione sul problema. Istituzioni nazionali e locali sono chiamate a trovare delle soluzioni per frenare la costante crescita di questi dati.

Un suggerimento in questo senso arriva dai sindacati: "Siamo ancora in piena emergenza, come denunciamo ormai da troppo tempo: per una battaglia seria serve un piano straordinario con misure di controlli, prevenzione e formazione. E nessuna lotta potrà essere efficace senza un potente aumento degli organici degli uffici ispettivi - spiega Luca Maestripieri, Segretario Generale Cisl Liguria -. E' inaccettabile, inoltre, che a dieci anni dall'approvazione del testo unico su salute e sicurezza nei luoghi di lavoro molti decreti attuativi della legge non ci siano ancora oggi" conclude Maestripieri.

Da gennaio a ottobre in Liguria hanno perso la vita mentre erano intente a compiere il proprio lavoro nove persone. Nove morti bianche, nove famiglie che piangono un proprio caro. Tornando ai dati legati alla denuncia di infortuni l'analisi mostra che spesso a subire le conseguenze degli infortuni in Liguria sono gli italiani (85%), il 3% sono invece stranieri appartenenti all'Ue e il 12% extracomunitari. Numeri però a cui vanno aggiunte le situazioni di infortuni non denunciati a causa del lavoro in nero. Le categorie più a rischio e che vedono il maggior numero di morti bianche e di denunce per infortunio sono quelle legate all’edilizia insieme all'agricoltura, a chi svolge lavori in magazzino e di trasporto o ancora gli operatori della sanità e dell’industria. Il lunedì è la giornata nera per eccellenza, quella cioè che fa registrare il maggior numero di incidenti sul lavoro. I dati poi ci dicono anche che la fascia di età a più alto tasso di incidente è quella compresa tra i 50 e i 54 anni, subito seguita da chi ha tra i 45 e 49 anni.

IL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE MATTARELLA -
"La sicurezza di chi lavora è una priorità sociale ed è uno dei fattori più rilevanti per la qualità della nostra convivenza. Non possiamo accettare passivamente le tragedie che continuiamo ad avere di fronte. Le istituzioni e la comunità nel suo insieme devono saper reagire con determinazione e responsabilità" ha detto il Presidente della Repubblica Mattarella. 

LE CAUSE -
Due le categorie da considerare, la prima è quella legata alla responsabilità del singolo lavoratore, la seconda a quella del datore di lavoro. Tra i primi c'è una scarsa attenzione e concentrazione durante l'esecuzione dei lavori ma anche una eccessiva fretta e spesso una superficialità nella valutazione del reale pericolo oltre all'inosservanza delle norme di sicurezza, per comodità, pigrizia o altro. Tra le cause di infortunio, spesso tragici come fotografano i dati, legate alla responsabilità dei datori di lavoro ci sono la scarsa organizzazione di corsi di formazione, assenza di istruzioni rispetto all'uso di nuovi macchinari, scarsa informazione sui pericoli relativi alla sicurezza e alla salute connessi con le proprie mansioni, macchinari privi delle idonee misure di sicurezza e ancora mancanza di controllo del personale affinché rispetti le norme di sicurezza. Per entrambe le categorie va considerata la necessità di velocità dell'esecuzione del lavoro richiesta dal datore di lavoro e che spinge i dipendenti a eseguire le proprie mansioni in uno stato di stanchezza o comunque in mancanza di adeguato riposo.

DENUNCE PER INFORTUNIO – Nel periodo compreso tra gennaio e giugno 2019 si sono rilevate complessivamente 323.831 denunce di infortunio, lo 0,18% in meno rispetto al numero di denunce registrate nel periodo gennaio - giungo 2018 (324.408). Numeri che crescono e superano i 400mila casi  con agosto compreso. Con riferimento al genere, la diminuzione riguarda i maschi, le cui denunce passano da 206.893 a 206.010 (-0,43%); per le femmine si sono registrate 117.821 denunce, in incremento rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente (+0,26%). Le denunce di infortunio con esito mortale riferite al periodo gennaio-giugno 2019 sono 482, 13 in più rispetto al periodo gennaio-giugno 2018 (+2,77%).

DENUNCE PER INFORTUNIO REGIONI -  L’analisi territoriale per macroaree geografiche per il periodo gennaio-giugno 2019 evidenzia diminuzioni per il sud (-0,89%), per il nord ovest (-0,34%), per il nord est (-0,27%) e per le isole (-0,18%). In controtendenza, il centro mostra un incremento dello 0,72%. Le regioni nelle quali si è rilevato un maggior numero di denunce rispetto al 2018 sono: la Toscana (+248 casi), il Veneto (+211), la Sardegna (+208), l’Umbria (+158), la Liguria (+109), le Marche (+78), la Campania (+58) e la provincia autonoma di Bolzano (+12). Gli incrementi maggiori espressi in termini percentuali si sono rilevati in Sardegna (+3,30%), in Umbria (+3,06%), in Liguria (+1,06%) e in Toscana (+1,01%).

Nel resto delle regioni il numero delle denunce di infortunio è inferiore rispetto al 2018. Mostrano diminuzioni: la Lombardia (-386 casi), la Sicilia (-244), il Friuli Venezia Giulia (-228), l’Emilia Romagna (-208), la Puglia (-126), la Calabria (-118), l’Abruzzo (-87), il Molise (-63), la provincia autonoma di Trento (-61), la Basilicata (-40), il Lazio (-38), il Piemonte (-36) e la Valle d’Aosta (-24). In termini percentuali, si segnalano le diminuzioni che hanno interessato il Molise (-5,67%), la Valle d’Aosta (-3,17%), il Friuli Venezia Giulia (-2,61%) e la Calabria (-2,38%).

DENUNCE DI INFORTUNIO CON ESITO MORTALE
- L’analisi territoriale per macroaree geografiche delle denunce di infortunio con esito mortale evidenzia, per il periodo gennaio-giugno 2019, aumenti per le isole (+41,18%), per il sud (+17,24%) e per il centro (+14,29%). In controtendenza, si rilevano diminuzioni nel nord est (-21,05%) e nel nord ovest (-0,81%). Le regioni che mostrano incrementi rispetto al 2018 sono: la Sicilia (16 casi in più), la Puglia (+11), il Lazio (+10), la provincia autonoma di Bolzano (+7), l’Abruzzo (+7), le Marche (+6), la Campania (+6), la Lombardia (+3).

In termini percentuali gli aumenti maggiori riguardano: la provincia autonoma di Bolzano, passata da 2 a 9 casi (+350,00%), l’Abruzzo, passato da 7 a 14 casi (+100,00%), le Marche, passate da 8 a 14 casi (+75,00%), la Puglia, passata da 15 a 26 casi (+73,33%) e la Sicilia, passata da 25 a 41 casi (+64,00%). In controtendenza, mostrano diminuzioni: il Veneto (20 casi in meno), l’Emilia Romagna (-9), il Friuli Venezia Giulia (-6), la Calabria (-6), la Liguria (-3), l’Umbria (-2), la Basilicata (-2), la Sardegna (-2), il Piemonte (-1), la Toscana (-1) e il Molise (-1). I decrementi maggiori in termini pecentuali riguardano il Friuli Venezia Giulia (-37,50%), la Calabria (-35,29%) e il Veneto (-33,90%). Non si rilevano variazioni per la Valle d’Aosta, dove non sono state registrate denunce nei periodi considerati e per la Provincia autonoma di Trento (3 casi), dove il numero delle denunce è uguale a quello registrato al 30 giugno 2018.