economia

Al Mise si parla di Taranto dalle cui sorti dipende Cornigliano
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"Non ci sarà nessun accordo se non sarà condiviso". Luigi Di Maio ha cercato di rassicurare i sindacati durante il primo incontro al Mise sull'Ilva con i rappresenti dei metalmeccanici.

"Abbiamo spiegato che i lavoratori vogliono essere rassicurati rispetto all'ipotesi di chiusura - ha detto Marco Bentivogli della Fim Cisl - su questo punto Di Maio non ha dato risposto rimandando la questione ai prossimi appuntamenti".

"Il ministro ha detto due cose importanti - ha spiegato Francesca Re David, segretario generale della Fiom - la prima è che bisogna fare un accordo condiviso, la seconda è che non siamo in un'epoca in cui salute ambiente e lavoro possono essere messi in contrapposizione tra di loro".
 
"Immagino - ha aggiunto - che Di Maio cercherà una soluzione giusta da questo punto di vista e anche noi pensiamo che l'unico modo per salvaguardare l'ambiente sia che l'ilva continui a produrre, perché chiudere significherebbe nessun investimento sul risanamento ambientale". Al tavolo odierno, i sindacati hanno descritto al nuovo ministro "qual è la condizione della trattativa dal nostro punto di vista, perché siamo assolutamente fermi", ha continuato Re David aggiungendo che il ministro "ci ha detto che tra oggi e domani sentirà tutte le parti comprese le istituzioni locali e le associazioni ambientali e che a breve ci rivedremo"


L'incontro è iniziato qualche minuto dopo le 15 e ha partecipato anche il sindaco di Taranto.

La situazione dello stabilimento di Cornigliano non era al centro della discussione odierna, ma il futuro di Taranto è ovviamente collegato a quello di Genova.

"Al momento si tratta di incontri informativi - spiga Alessandro Vella della Fim Cisl Liguria - non ci sono state risposte sul futuro del siderurgico, ma il Ministro ha detto che esistono tecnologie per produrre acciaio in maniera sostenibile, in pratica quanto contenuto nell'AIA (autorizzazione sull'impatto ambientale).

Antonio Apa (UILM Liguria), parla di "incontro interlocutorio" spiegando di aver ricordato al Ministro l'esistenza dell'accordo di programma per Cornigliano.

Per Bruno Manganaro (FIOM): "Di Maio ha ascoltato le nostre richieste. Abbiamo ribadito si deve ripartire dall'occupazione: i 4-5000 esuberi non sono accettabili".


Quella dell'Ilva rappresenta una delle prime e più delicate sfide da affrontare per il nuovo governo Lega-Cinque Stelle. I tempi sono stretti, l'ingresso di AmInvestCo (la newco controllata da ArcelorMittal) in Ilva è previsto entro il 30 giugno. Resta però da chiudere l'accordo fra azienda e sindacati. Una vertenza durissima che non vede ancora una soluzione, nonostante gli sforzi profusi dall'ex ministro Carlo Calenda e dal suo vice Teresa Bellanova fino alle ultime ore di attività del vecchio governo.



Il nodo da sciogliere, che ha tenuto le parti impegnate per mesi, è però tutt'altro che semplice. In ballo c'è il destino di 13.800 dipendenti che salgono a 20.000 se si tiene conto dell'indotto. AmInvestCo prevede di assorbire 10.000 lavoratori, mentre i restanti 3.800 resterebbero 'a stipendio' dell'amministrazione straordinaria. A Genova, col piano di ArcelorMittal, rischierebbero il posto in 600. Un'ipotesi rigettata dai sindacati che difendono a spada tratta l'accordo di programma del 2005, documento che garantisce la salvaguardia dell'occupazione in cambio delle aree.