Tutto è cominciato quando Luca Russo, durante la trasmissione del mattino su Primocanale tv, a bruciapelo mi ha chiesto: che domanda faresti al commissario per la ricostruzione del ponte Marco Bucci? Altrettanto a bruciapelo ho risposto: sarebbe pronto a dimettersi dall'incarico con il dovuto clamore se il governo non rispettasse gli impegni assunti o non dovesse prendere quelli che strada facendo risultassero necessari?
Confesso che mi aspettavo la replica tipica della politica di questi tempi, incline alla propaganda più che alla necessaria concretezza. Ero pronto, insomma, a cucinarmelo per bene il commissario Bucci. Lui, invece, ha dato la risposta più convincente, quella che oggi probabilmente nessun altro avrebbe messo sul tavolo: "No, non mi dimetterei. Sono stato scelto per ricostruire il ponte e la mia missione è farlo al meglio e il più rapidamente possibile. Quindi, se dovesse servire, farò la battaglia più utile per ripristinare le condizioni ideali a conseguire l'obiettivo".
È una bella risposta. Che diventa perfetta quando, poco dopo, Bucci aggiunge: "Non sono commissario per fare politica, sono commissario per adempiere a un compito. Se corro il rischio di non fare bene il sindaco oppure il commissario? In realtà rischio di non fare bene entrambe le cose!". Ecco, lo spirito è davvero quello giusto, esclusivamente vocato al pragmatismo di cui deve essere pervaso un amministratore. Con il senso dei propri limiti, ma anche con la forza di chi si accinge a un impegno pronto a dare tutto. È quello che si chiamerebbe spirito di servizio. Almeno questa volta, nel vero senso delle parole.
Bucci, inoltre, ha il pregio di presentarsi in modo "impartitico", come egli stesso ha osservato: "Rispondo al Presidente del Consiglio, perché è lui ad avermi nominato". Anche qui, non è sottolineatura da poco: con queste parole Bucci si sfila da ogni possibile polemica di parte e rammenta che non lo riguardano e non possono riguardarlo le voci che si sono levate e si leveranno dal Parlamento o dal consiglio regionale ligure o dal consiglio comunale di Genova su come il commissario porterà avanti il proprio lavoro. In questo ruolo, certamente proverà a fare gli interessi dei cittadini, ma non rappresenta i cittadini, perché in questo ruolo è stato nominato. Dal governo e non dai cittadini.
Una simile, lucida differenza, costituzionalmente ineccepibile, farebbero bene a tenerla a mente altri protagonisti della vita pubblica italiana - dall'Inps in su o in giù, fate voi - che sempre più fanno politica, anziché limitarsi a svolgere al meglio la propria funzione. E si ricordi che Bucci, in questo, ha avuto l'esempio più alto, cioè quello del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il quale ha rifiutato di incontrare le sette promotrici della manifestazione "sì Tav" di Torino facendo una semplice osservazione: "Apprezzo lo spirito civico, ma rammento che su questi argomenti l'interlocutore è il governo, perché è il governo a decidere". Anche sul ponte di Genova. Il commissario Bucci sarà solo lo strumento. Aspettando la prova dei fatti, possiamo dire che sia lo strumento migliore che si potesse chiedere.
politica
Il ponte, il commissario Bucci e il vero spirito di servizio
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