Di chi è la colpa se la parte più viva della città, quella demograficamente più giovane, quella propulsiva economicamente, è praticamente abbandonata da decenni al suo destino di fragilità idrogeologica, alle assenze di prevenzione ambientali, al rischio del suo isolamento infrastrutturale, al rischio di una insicurezza sociale e, perfino, alla violenza della malavita e della immigrazione “cattiva”? Di chi è la colpa se a Ponente, da Sampierdarena in là, fino alla frana sull'Aurelia tra Voltri e Arenzano, gloriosamente immobile per mesi e mesi, tutti i problemi sembrano irrimediabili?
Vivono in più di trecentomila in ostaggio delle alluvioni, cicliche e micidiali, devastanti sopratutto a Sestri Ponente, ma chi si dimentica Voltri? Vivono sotto servitù permanente e continuata di porti petroli, oleodotti, cantieri, trasformazioni colossali sulla costa e dentro alla Valle Polcevera delle ex raffinerie, traffico pesante, aree come la Colisa che sarebbero da bonificare.
E non hanno spiragli che qualcosa cambi e non si accontentano certo se la salvezza della costa è il canale di calma di Prà, dove fare fare cannottaggio o piazzano in vallata l'Ikea, la mega grande distribuzione, perfino i supermagazzini di Maisons du Monde, l'ultima chicca appena sfornata. Non hanno ospedali, che quello del Ponente non lo vedranno mai, dopo che sindaci, assessori, presidenti di Regione, provincia e perfino ministri gli hanno promesso per anni l'ospedale del Ponente, l'ospedale di Vallata, e che altro?, perfino l'ospedale a Cornigliano.
Tutte balle, tutte storie, ora quelli che si asfissiavano a Cornigliano con i fumi dell'acciaieria, spento l'altoforno, si consoleranno con la pedonalizzazione di via Cornigliano stessa, quando finalmente la realizzeranno. La strada del Papa, quella che doveva dirottare gli altri fumi del traffico dei Tir e delle automobili, funziona tanto bene che hanno sbagliato i collegamenti con il resto della viabilità e, quindi, è come se non ci fosse.
Aveva ragione quel grande sindacalista della CGIL Ponente, di nome Sartori, e l'ho già scritto: “A Genova, quando c'è un problema lo imbelinano a Ponente: l'acciaio, il petrolio, le raffinerie, l'aeroporto, il porto satellite di Voltri, il porto petroli di Multedo, le cataste di container, anche vuoti, le grandi fabbriche, i cantieri lumaca del Terzo Valico e ora che l'industria non c'è più, ci restano i cadaveri putrefatti, l'archeologia industriale abbandonata, i gasometri inutilizzati, gli spazi perduti e inutili. Continuano a imbelinare tutto lì e non fanno altro.
Di chi è la colpa? Di una politica, di tanti sindaci, l'ultimo è Marco Doria, ma ce ne è anche per i suoi predecessori con rare eccezioni di decisionismo e parvenza di efficienza, Cerofolini che trattò l'uscita della Erg dalla Valpolcevera, Pericu che fece Fiumara, comunque un'area di respiro per quel Ponente preso solo a bastonate.
Genova ha solo fatto subire quel pezzo di città e l'ultima amministrazione si è guardata bene dall'impostare un trend diverso. E ora gli scoppiano i tubi Iplom e si minaccia un disastro epocale. Ed è una maggioranza senza maggioranza, che può cadere alla prima sventolata, se due consiglieri si girano di là o un altro decide di incominciare un “Percorso Comune”. E il Pd che con i suoi discendenti governa la città da trent'anni fa finta di niente, galleggia o “congela” il problema. Tanto è a Ponente.
politica
Il Ponente abbandonato e l'inutilità dei sindaci
Col Pd che amministra la città da 30 anni
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