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 Alcuni ricorderanno la campagna elettorale della primavera 2018 del paracadutato Giorgio Mulé che riuscì a farsi candidare ed eleggere alla Camera da Forza Italia in Liguria nel seggio sicuro del ponente, dopo che Giovanni Toti si spese in prima persona per avere lui nella lista di Forza Italia. Il governatore aveva appurato che – di fronte alle manovre dei dirigenti romani - non era possibile inserire come capolista proporzionale e nel collegio uninominale un esponente ligure: correndo il rischio di vedere catapultati personaggi dall’ambiguo passato, sostenne il nome dell’ex direttore di Panorama.



In quel periodo, durante tutta la campagna elettorale, Mulé si affiancò a Toti girando il collegio dove era candidato, tessendo le lodi del modello Liguria e del governatore. Evidentemente gli faceva gioco. Va bene che nella politica di oggi ormai vale tutto: si passa dagli insulti alle dichiarazioni d’amore (e viceversa) con una facilità disarmante. Ma, leggendo quanto dichiara lo stesso Mulé, secondo cui Toti non deve essere il candidato di Forza Italia alle prossime regionali, al di là del giudizio che si può avere sull’operato del governatore e del suo percorso politico, è logico porsi alcuni interrogativi.



Domande che riguardano proprio il deputato azzurro e portavoce dei gruppi di parlamentari di Forza Italia: eletto in Liguria, dopo essersi assicurato un posto a Montecitorio, è sparito come le ciliegie d’inverno. Mai visto, mai sentito difendere la regione e i suoi legittimi interessi, mai ha messo la faccia per risolvere i tanti problemi che la Liguria ha dovuto affrontare negli ultimi mesi. Ora vuole forse utilizzare la regione dove è stato eletto per una guerra politica contro chi ha osato criticare il mancato rinnovamento del suo partito? O magari intende candidarsi in prima persona alle regionali?



Nel centro destra ligure, le dichiarazioni di Mulé sono state già sconfessate: il leghista Rixi ha lanciato un appello agli alleati affinché tutte le forze politiche del centrodestra si esprimano in sostegno di Toti espressione di una coalizione che ha governato la Liguria. Ma anche un esponente di spicco Forza Italia come Carlo Bagnasco, sindaco di Rapallo, pur avendo scelto di non aderire al movimento di Toti, proprio a Primocanale, si è detto certo che tutto il centro destra sosterrà il governatore uscente. Che non esiste una soluzione diversa e migliore.



Ma senza addentrarsi oltre nelle questioni e nelle diatribe politiche dentro il centro destra, sarebbe bene che chi è passato dalla Liguria da paracadutato ed è arrivato a Roma con un posto sicuro in Parlamento e un incarico nella corte di Berlusconi, rinunci almeno ad utilizzare questa regione per le sue vendette: la Liguria ha altro a cui pensare.