Politica

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Caro Direttore, raccolgo volentieri la tua provocazione per precisare alcuni aspetti del problema “Listino del Presidente” e della sua vera funzione. Vorrei ricordare innanzitutto che quando fu riformata la legge elettorale per le elezioni regionali, con l’introduzione appunto del listino, (legge che fu applicata la prima volta con le elezioni del 2000 con la vittoria di Sandro Biasotti), l’intenzione del legislatore non era quella di consentire al Presidente di avere una sorta “elite” di fedelissimi ed esperti, come li chiami Tu, ma di creare le condizioni affinché la maggioranza dell’Assemblea Legislativa Regionale uscita dalle urne potesse contare su numeri più che sufficienti per assicurare la governabilità per l’intera legislatura e porla al riparo da orrendi ribaltoni. Quelli si una vera vergogna. Insomma una sorta di “premio di maggioranza”.

Certo era anche l’occasione per inserire tecnici ed esperti provenienti dalla così detta “società civile” di comprovata fiducia e capaci poi di gestire la “cosa pubblica” nel migliore dei modi nell’interesse supremo della collettività ma non sempre questa intenzione si è compiuta appieno. Vorrei comunque ricordare che, nella storia del nostro Paese i “governi tecnici” sia a livello nazionale che periferico, non sempre hanno dimostrato di saper svolgere bene la loro funzione. I così detti tecnici sono utilissimi ma non possono essere avulsi dalle scelte di una maggioranza politica, anzi devono mettere a disposizione le loro conoscenze e la loro professionalità al servizio della “visione politica” della maggioranza uscita dalle urne. Purtroppo in passato abbiamo avuto esempi positivi ma anche negativi e per carità di Patria non voglio fare nomi.

Per questa ragione credo che i partiti hanno il diritto/dovere di partecipare alla scelta dei nomi da inserire nel “listino” fermo restando la prerogativa del Presidente candidato di esprimere il suo sacrosanto parere e di inserire quei “bei nomi” che diano lui forza e prestigio nei confronti dell’elettorato. Il rischio, come dici Tu, che il listino possa diventare una sorta di “grigia camera di compensazione” c’è ed è ben presente. Qui sta allora la capacità degli organi direttivi dei partiti che compongono le coalizioni di lavorare a stretto contatto con il candidato presidente per individuare nomi che sappiano coniugare al meglio conoscenze tecniche e condivisione politica perché la gestione della “cosa pubblica” non può prescindere dalla condivisione delle linee politico/programmatiche e dalla coesione della maggioranza di un Governo, sia esso regionale o nazionale.

In questo senso è ancora troppo fresco il ricordo del Governo Prodi e della sua maggioranza, che andava, passami il paradosso, dal “diavolo all’acqua santa”, perennemente litigiosa e infine implosa, come ricordano tutti, per mancanza di coesione e di visione politica comune sulle grandi scelte riformatrici necessarie al Paese. Anche li erano presenti grandi tecnici.

Ecco in Liguria, alle prossime elezioni regionali questo è un errore assolutamente da evitare.

*Vice Coordinatore Metropolitano Popolo della Liberta Genova