salute e medicina

Il Policlinico San Martino partecipa a una collaborazione internazionale per registrare pazienti oncologici che si sono ammalati
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“Nei mesi di lockdown c’è stato un calo delle diagnosi di tumore, la pandemia ha stoppato molti esami necessari alla prevenzione ora bisogna recuperare il tempo perso”. Così la professoressa Lucia Del Mastro, coordinatore della breast unit del Policlinico San Martino di Genova e ricercatore Airc, racconta a Primocanale come la pandemia da Covid-19 abbia avuto un impatto anche nell’oncologia.


“Bisogna recuperare i mesi persi, quello che dobbiamo cercare di fare è stabilire i criteri per decidere quali sono le maggiori priorità – spiega la professoressa Del Mastro - per decidere i parametri da adottare per recuperare al meglio questo tempo e lo stiamo facendo attraverso una collaborazione internazionale che vede coinvolti i ricercatori in tutto il mondo”.


In queste settimane è cambiata ovviamente anche la quotidianità dei malati oncologici così come quella dei ricercatori: “alcuni pazienti avevano paura di venire in ospedale – spiega la ricercatrice - noi abbiamo cercato di mettere in atto delle modalità sia di visita e anche di trattamento in parte alternativi ad esempio abbiamo utilizzato la telemedicina per alcuni consulti e abbiamo fatto delle visite telematiche. Dove era possibile siamo riusciti a organizzare la consegna a domicilio dei farmaci per i pazienti che li assumono per bocca, abbiamo cercato di limitare l'accesso in ospedale e in alcuni casi abbiamo dovuto utilizzare la nostra capacità di convincimento per far sì che i pazienti che invece avevano necessità di venire in ospedale non avessero timore di venire”.


Il Policlinico San Martino sta partecipando poi a una collaborazione internazionale per poter registrare tutti i casi di pazienti oncologici che si sono ammalati di Covid-19. “L’obiettivo – spiega la Del Mastro – è cercare di capire qual è l'andamento sia della malattia cancro che della malattia dal punto di vista del coronavirus e quindi cercare di capire qual è la gestione ottimale di questi pazienti”.