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Società: il manico del coltello passa da Ferrero ai potenziali acquirenti americani
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Quattro sconfitte su cinque partite. E alle porte c’è l’Inter capolista del rullo compressore Antonio Conte. Una partenza in campionato da incubo per la Sampdoria, anche se l’impatto negativo era prevedibile. Alla squadra della scorsa stagione sono stati tolti, senza sostituirli adeguatamente, elementi del calibro di Andersen, Tonelli, Praet, Defrel e… Giampaolo. Non che Di Francesco sia meno bravo, anzi, il curriculum è addirittura superiore, ma resta il fatto che il suo predecessore almeno nella Samp aveva svolto un lavoro eccezionale, costruendo e ricostruendo la formazione senza abdicare ad un’identità tattica e ad un’organizzazione ben precise. Difra ha l’alibi (robusto) di non essere stato soddisfatto tramite la campagna acquisti, ma poi ci ha messo del suo senza battezzare un undici di base e un sistema di gioco su cui puntare. Dal cilindro delle magie, per ora, è uscito soltanto un coniglio ubriaco.

In parallelo c’è la vicenda societaria. Lunedì scade la lettera di intenti con il Gruppo Vialli e a Corte Lambruschini è in programma un Consiglio di amministrazione ordinario. Dinan è segnalato in Italia, ma per affari diversi. Nulla toglie che possa incontrarsi a Venezia  con Vidal, il commercialista di Ferrero, per stringere i tempi dell’operazione. Ma nulla toglie che la trattativa possa anche non concludersi e magari proseguire oltre il termine del 30 settembre.

Già, perché se Ferrero ha sempre pensato di avere il coltello dalla parte del manico, la situazione adesso si è invertita: in posizione di forza ci sono i potenziali acquirenti, che potrebbero legittimamente pensare di attendere gennaio, quando l’attuale presidente potrebbe essere costretto dalle circostanze quasi ad implorare il loro ritorno di fiamma di qualcuno a cui cedere la Sampdoria.


Esiste però una variabile, che si chiama GLV: Gianluca Vialli. E, soprattutto, il suo amore per la Samp. Vederla cadere e decadere così gli fa sanguinare il cuore. Ecco perché insiste, non desiste, con i suoi finanziatori nel tentativo di addivenire ad una positiva conclusione della vicenda prima che la tela si imbratti del tutto. Gianluca deve tuttavia fare i conti con gli americani, con cui Ferrero ha sinora trattato in base all’unica e fredda logica dei numeri, tirandoli dalla propria parte. Ora che i numeri non gli quadrano, fanno lo stesso i compratori: se la Sampdoria prima valeva tot, ora vale tot meno qualcosa, considerato che a gennaio bisognerà mettere mano al portafoglio per evitare una rovinosa caduta.


In realtà c’è anche un’altra variabile e si chiama EG, Edoardo Garrone, che nel 2014 fu talmente messo alle strette da un clima opprimente a livello di tifoseria e dalla stessa propria famiglia industriale da commettere un errore di valutazione affidando la società all’avventuriero Ferrero. E Garrone, sampdoriano dentro e discendente di una famiglia con grande senso di responsabilità verso la città (come testimoniano i “salvataggi” di Carlo Felice e Sampdoria) che ne ospita da sempre gli affari, vorrebbe rimediare. Da qui la disponibilità a fare da garante e da sponda finanziaria all’operazione Vialli, sebbene l’idea di imbottire oltremodo di denaro l’uomo a cui di fatto aveva regalato la società cinque anni orsono non rappresenti per lui l’ideale da perseguire.


E’ un rompicapo, un cubo di Rubik. Ma i colori dei tasselli sono tutti uguali: blucerchiati. Gli attori in campo hanno il dovere di fare, tutti quanti, passi avanti o indietro a seconda del rispettivo ruolo nella vicenda. Perché in questa storia rischiano, chi più chi meno, di perdere tutti. E l’unica che non lo merita è la Sampdoria.