cronaca

La Liguria continua a essere strangolata
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Sconfortato dal disastro permanente e continuato delle nostre autostrade e anche convinto che oltre alle responsabilità di oggi ci siano gravi colpe da decenni per la classe dirigente ligure e genovese, incapace di programmare, ho fatto qualche passo indietro nella nostra storia delle comunicazioni infrastrutturali. Così ho scoperto cosa aveva fatto per combattere l’isolamento interno ed esterno della Liguria Paolo Emilio Taviani, democristiano, molte volte ministro e parlamentare e infine senatore a vita, dal 1945 fino al 2001 della sua morte.

Alla domanda di quale era il suo bilancio per la Liguria lui, leader prima di tutto nazionale, poco prima della sua morte aveva risposto così: "Tra il 1946 e il 1980 promossi la costruzione in Liguria di oltre 150 strade utilizzando la legge sulle aree depresse, attingendo ai fondi Anas. Come ministro della Difesa ho ceduto alla provincia di Imperia tutte le strade militari delle Alpi Marittime al prezzo di cento lire al chilometro. Nel 1953 ho fatto passare al Consiglio dei ministri la legge per costruire l’aeroporto di Genova". E inoltre: "Del sistema autostradale ligure mi sono occupato personalmente fino al 1980 (ndr quando non era più ministro) e posso vantarmi di avere fatto costruire una cifra di chilometri superiore a quello delle strade costruite dall’inizio del secolo fino al 1946". 

E ancora: "Se non fossi stato ministro del Tesoro quando si programmavano le autostrade non si sarebbero realizzate la Savona Ventimiglia e la Sestri Levante Livorno. Lo svincolo di Chiavari e quello di Genova Est costarono più di qualche intera autostrada. Da ministro del Tesoro riuscii a erogare due miliardi di allora per Corso Europa e negli anni Sessanta ho dato il via alla difficile costruzione della Sopraelevata (ndr costruita in 18 mesi). Ma il bilancio di Taviani continua: “Negli anni Settanta da ministro dell’Interno ho ottenuto, in compensazione del trasferimento Italcantieri a Trieste, la costruzione della Voltri Alessandria e del tunnel tra l’Alta Fontanabuona e Bargagli..."

Si potrebbe continuare con le opere dell’uomo politico certamente più importante che la Liguria ha avuto nella storia del Dopoguerra. Ma fermiamoci qua e paragoniamo con il dopo e con i disastri di oggi, quando la Liguria è strangolata, isolata, spezzata per colpa di chi quelle opere ha gestito ignobilmente, fino e oltre il crollo del Morandi. Non è solo un problema di manutenzione, ma anche di programmazione. Dai tempi di Taviani, di quelle autostrade, della Sopraelevata, di Corso Europa, non si è più fatto nulla di nulla. Con la sola eccezione, ovviamente, del ponte San Giorgio, della strada Guido Rossa e di qualche pezzo di Aurelia Bis a Ponente. Non hanno progettato e costruito neppure un metro di nulla le generazioni che si sono succedute a Taviani e a quelli della sua epoca. E ora, quando in qualche modo si attutirà la catastrofe dei cantieri che ci mandano all’inferno ogni giorno, non è che la situazione migliorerà di molto.

La Liguria continua a essere strangolata, le code ancor prima delle terribile vicende di oggi erano la costante del nostro traffico, soprattutto d’estate, soprattutto quando i turisti arrivano in massa. E sappiamo che arriveranno o, almeno, cercheranno di arrivare. Si sono succedute diverse generazioni di politici e di amministratori pubblici, ben inteso in contesti politici ed economici anche molto diversi, ma nessuno ha sbloccato nulla, per la marginalizzazione della Liguria, per la decadenza della classe politica e dirigenziale, per le difficoltà del Paese, per le sue crisi. Forse arriva, entro il 2024, il Terzo Valico ferroviario per il quale, salvo l’ex senatore Gigi Grillo, la classe politica ligure non si è certo scannata.

La Gronda è sempre lì, in quel guazzabuglio che si conosce, in un sistema di concessioni che grida vendetta. Non esistono altri progetti, oltre quelli di sospendere i cantieri nei week end. L’unica idea che ogni tanto sbuca è quella di una nuova autostrada tra Albenga e Predosa, per scaricare la A10 e la A26. Ma non c’è neppure un progetto. E quella idea la porta avanti da solo Claudio Scajola, oggi sindaco di Imperia e -guarda caso- figlioccio di Taviani.

I ministri e i leader liguri di oggi, come Andrea Orlando del Pd o come Roberta Pinotti sempre Pd, potente senatrice, già ministra, cosa risponderebbero se rivolgessero loro la stessa domanda fatta qualche lustro fa a Taviani? Sono in Parlamento da molte legislature e ci resteranno ancora, seppure non sempre eletti dai liguri, ma in comodi collegi sicuri al di fuori della loro Regione, che ancora aspetta le loro opere. Non certo i “miracoli” di Taviani nella grande epopea dell’Italia da ricostruire, ma almeno un ponticello, una piccola bretella, una tangenzialina. Viene da incitarli alla Mourinho, che è di moda: "Daje che ce la facciamo!"