In questi giorni in cui si accavallano le notizie sulle disfunzioni della sanità ligure che viene relegata in bassi livelli di classifica (onestamente mi sembra un giudizio eccessivo, anche se non mancano pecche organizzative a volte frutto di nomine sbagliate) fa piacere la notizia dell’eccezionale intervento di cardiochirurgia effettuato su una bambina di venti mesi all’Ospedale Gaslini. Conforta, rassicura e inorgoglisce. Perché a differenza di altri centri pediatrici italiani, ai quali i genitori della piccola si erano rivolti, i medici del Gaslini non hanno detto “no”. Anzi hanno offerto ai genitori disperati una speranza che si è felicemente realizzata con la riuscita dell’operazione.
Il bello del Gaslini è che non dice mai “no”. Lo ha fatto con le neonata inglese accogliendola seppure in condizioni disperate laddove le prospettavano solo di staccare la spina della vita. Lo ha fatto ora con un “sì” che vale più di ogni altro successo chirurgico.
Segno che la classifica della sanità nazionale va rivista. Il giudizio molto positivo dato sulla scuola oncologica genovese di Riccardo Rosso in una intervista a Primocanale dal professor Francesco Grossi, cresciuto all’Ist-San Martino e “rapito” dal Policlinico di Milano, conforta e spiega come le fughe fuori regione siano spesso inutili se si cerca più qualità medica.
Altro discorso se si cercano efficienza e confort. Laddove la mano politico-burocratica interviene, troppo spesso fa danni che si riversano ahimé sulla spalle dei pazienti liguri. Le parole-chiave del disagio sono: liste d’attesa, macchinari, ospedali che risalgono agli anni del post Risorgimento adatti a curare i Mille di Garibaldi o l’influenza di Goffredo Mameli, nei suoi soggiorni genovesi, meno a assistere i malati di oggi. E se penso per esempio alla invenzione dell’Ist fatta da un medico-manager che si chiama Leonardo Santi nel 1978 tra incredibili difficoltà anche politiche mi chiedo come sarebbe giusto oggi ringraziare questo medico per quello che ha fatto. Con ostinazione. Alla faccia di invidie e sgambetti.
Alla fine ben vengano nuovi ospedali. Un nuovo Galliera e un nuovo ospedale a ponente anche sulla collina di Erzelli. La sanità deve essere pubblica per rispettare la prerogativa che rende l’assistenza medica italiana seconda al mondo per la sua scelta universalistica. Ma i medici e gli infermieri devono essere trattati a livello delle strutture private e i privati devono avere la possibilità di aiutare con le loro specializzazioni la rete pubblica. Senza eccessi e senza prevenzioni
salute e medicina
Il bello del Gaslini che non dice mai “no”
Un “sì” che vale più di ogni altro successo chirurgico
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