cronaca

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Chissà se almeno la performance di Ibra, che è costretto a cavalcare una motocicletta per raggiungere il Festival di Sanremo, sarà un messaggio sufficientemente forte per ricordare che la Liguria è una terra dannatamente isolata, che qui non c’è la continuità territoriale, siamo come un’isola, la Sardegna, la Sicilia, Montecristo?


Quattro anni fa c’era stato il treno deragliato subito dopo Andora, con strage minacciata e interruzione della linea, anche in quel caso in prossimità dell’irrinunciabile Festival. Prima e dopo di allora ci sono stati decine di episodi a spezzare le nostre vie di comunicazione con il resto dell’Italia, se vogliamo esagerare con il resto del mondo.

Una frana, una alluvione, un crollo e siamo tagliati fuori.
Da giovane direttore di giornale ricordo che in un autunno catastrofico di piogge e alluvioni e frane, con Genova spezzata in due sull’autostrada, sulla ferrovia e perfino sull’Aurelia, ero stato costretto a chiamare rinforzi da Milano per raggiungere Voltri, dove c’erano dei morti. Voltri irraggiungibile da piazza De Ferrari. In cima a tutte queste catastrofi c’è, ovviamente, il crollo del Morandi che ci spezzò non solo l’anima, ma tutti i collegamenti possibili.

L’isolamento possibile e così frequente della Liguria e di Genova è come una dannazione in secula seculorum. Prima della ferrovia, a metà del secolo diciannovesimo, si viaggiava per mare o sulle carrozze a cavalli, impiegando giorni e giorni da Ventimiglia a Spezia.

La ferrovia ci ha salvato, ma stiamo ancora aspettando nel Terzo Millennio quel pezzo a Ponente, dove si viaggia a binario unico, come nel Far West. Ci manca l’assalto degli indiani o dei banditi al convoglio, ma in compenso ci sono le frane.

La Liguria è fragile e basta uno smottamento per troncare un collegamento, tra Arenzano e Voltri, o succede che crolli un pezzo di cimitero come a Camogli per trasmettere al mondo non cartoline turistiche, ma immagini apocalittiche.

Ora c’è il nuovo ministero della Transizione Ecologica del governo Draghi, affidato a Cingolani e ci speriamo molto che ci salvi l’ambiente, migliorando la nostra sostenibilità che è anche possibilità di viaggiare in sicurezza e di non scavalcare le code di venti chilometri inforcando la moto come Ibra, cavaliere sprezzante, che però si dimentica di rammentare come l’incidente che lo ha fermato abbia causato morti e feriti.

Ma questo è un discorso sul Festival e sulle sue falsità forzate.

L’isolamento deve essere superato e non più solo con i treni veloci o velocetti, che ogni tanto ci illudono, per raggiungere prima Roma, Milano e Torino. Se ci fosse una altra autostrada, quella tante volte citata, tra Albenga e Predosa, avremmo almeno a Ponente una via alternativa a quell’Aurelia bis che politici e amministratori promettono da decenni senza fare nulla.

Non si vede un cantiere, se non quello del Terzo Valico, che arriverà, speriamo, ma nel 2024, esattamente 120 anni dopo che è stato promesso la prima volta.

Per il presente ci “accontentiamo “dell’inferno delle code di oggi, dei salti di corsia, dei ponti e delle gallerie da rattoppare tutti insieme. E lo credo che poi arriva l’incidente, il frontale, le corsie spezzate per giorni interi e che dobbiamo anche guardarci il filmino di Ibra trasportato su due ruote dal motociclista volenteroso e pure gratificato dalla improvvisa celebrità