sport

La targa marmorea è stata salvata dalla demolizione del 1987 ed è stata ricollocata nel nuovo stadio
2 minuti e 52 secondi di lettura
 Compie cent'anni la lapide che il 24 maggio 1920, due anni dopo la fine della Grande Guerra, il Genoa appose in onore dei suoi soci caduti al fronte, nell'atrio della tribuna dello stadio di Marassi, intitolato appunto al caduto Luigi Ferraris.


"Nella sua riunione di martedì 9 settembre 1919 - scrive il prof. Stefano Massa per il sito della Fondazione Genoa, ripreso da Pianetagenoa1893.net - il Consiglio del Genoa decise di coniare una medaglia d’oro per l’ex giocatore ed attuale socio Giuseppe Castruccio, che aveva ottenuto, senza essere stato nemmeno ferito, per una temeraria e gloriosa azione nella guerra aerea due anni prima tale onoreficenza a livello militare e di incaricare Edoardo «Dadin» Pasteur I e Lavarello di far realizzare una lapide marmorea dedicata ai caduti genoani nella Grande Guerra. Quello che è il più antico manufatto attualmente conservato – in Tribuna d’Onore – nello stadio di Marassi venne murato all’epoca su una delle quattro pareti esterne degli spogliatoi del “Campo del Genoa”, che si trovavano grosso modo dove ora c’è la torre che congiunge la Gradinata Sud al Settore 6 della Tribuna e venne probabilmente spostata in Tribuna, quando essa durante il Campionato di Divisione Nazionale A 1929/1930 cessò di essere in legno e venne riedificata in cemento armato".

"Alle ore 15,00 di lunedì 24 maggio 1920, in occasione del quinquennale dell’entrata nella Prima Guerra Mondiale dell’Italia, venne inaugurata la lapide con due discorsi: per il Genoa parlò l’on. Valentino Coda (discorso, che si cercherà di trovare con la riapertura il 25 maggio della Biblioteca Berio, che conserva il libro del 1935 di Dedy Baldi che raccoglie suoi scritti e discorsi e, in caso positivo, di riprodurre, così ricordato quasi tredici anni dopo sulla pubblicazione per il quarantennale del sodalizio rossoblù: “Il 24 Maggio 1920, Valentino Coda, a cui la passione patriottica arroventava l’anima di eroico soldato e di poeta, inaugurava con un discorso, che nel ricordo dà ancora i brividi della commozione, la lapide dove i nomi dei soci del “Genova” [nome in omaggio all’autarchia linguistica del Fascismo, adottato nel 1928] caduti per l’ultimo e più cruento apporto all’Unità d’Italia, sono scolpiti”) e per il Comune di Genova l’avv. Leale".

"Le vicende biografiche di molti dei venticinque cognomi immortalati sulla lapide ci sono sconosciute, ma alcuni sono noti, in quanto ex giocatori del Genoa: il grande James Richardson Spensley, graditissimo «intruso», visto che era stato mortalmente ferito nel 1915 sul fronte franco-tedesco; il futuro dedicatario (a partire dal Capodanno del 1933) dello stadio, Luigi Ferraris, centromediano del Genoa tra il 1907 e il 1911, convocato, ma non schierato, dalla prima Nazionale Italiana nel 1910; Alessandro Gazoppi, con un’unica presenza – da portiere – nel giorno dell’inaugurazione (domenica 14 maggio 1911) del “Campo del Genoa” con l’attuale orientamento; Alberto Sussone, difensore tra il 1909 e il 1911; Claudio Casanova II, validissimo terzino, una volta Azzurrro d’Italia nel 1914 e compagno di reparto in rossoblù del grande Renzo «il figlio di Dio» De Vecchi negli ultimi due campionati prebellici, che era stato stroncato dalla tisi contratta durante la vita militare; Adolfo Gnecco, portiere nella fase eliminatoria del Campionato 1914/1915. Oltre ai suddetti va ricordato il grande nuotatore e pallanuotista Enrico Rossi".