cronaca

Scontri, pietre verso la polizia, lacrimogeni, feriti e arrestati
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Che triste pomeriggio di maggio a Genova. La Genova antifascista, la Genova del G8, la Genova che ha combattuto per ideali veri, decisiva nella riconquista della libertà dopo il regime, al centro del mondo nel 2001 tra contraddizioni e paure, tra abusi e soprusi veri, si rimette in mostra in questo giovedì pre elettorale: città blindata, scuole chiuse in anticipo, saracinesche abbassate. E poi la follia in piazza Corvetto. Scontri, pietre verso la polizia, lacrimogeni, feriti e arrestati.


Tutto questo per cosa? Per contestare una ventina di persone che assistono ad un comizio in piazza Marsala di un movimento, sostanzialmente in via di estinzione. Ma l’estinzione è anche il destino dell’antifascismo. Manterremo le memorie dei nonni partigiani che rimarranno indelebili per molte famiglie e per generazioni, la storia non si cancella. Gli ideali in cui hanno creduto neanche. Ma l’agire politico, il movimento politico che vediamo in queste manifestazioni di piazza, quello sì, può scomparire senza grande rimpianto per il resto della popolazione.





Il suo compito è segnalarci che esistono movimenti di estrema destra, la cui estinzione viene anche rinviata grazie agli stessi contestatori che le regalano visibilità. Come successo a Genova grazie a chi manifesta in nome dell’antifascismo. Mentre si ignorano i problemi veri della democrazia, messa in discussione da fake news, da processi decisionali che eludono i vetusti organismi costituzionali, finti fascisti e ragazzi travestiti da antifascisti giocano a fare i nostalgici. E si alleano più o meno involontariamente dandosi forza gli uni con gli altri e organizzando comizi, manifestazioni e contromanifestazioni in giro per l’Italia.


Il caso di Genova è esemplare: c’erano i cosiddetti antifascisti che provocavano, lanciavano pietre e cercavano di forzare i blocchi organizzati dalle forze dell’ordine, dall’altra gli esponenti di Casapound anziché assistere al comizio del loro candidato gli davano le spalle e si godevano lo spettacolo dei manifestanti alle prese con la Polizia, sventolando le loro bandiere. Abbiamo le prove sotto il naso. Si sono virtualmente alleati per una boccata d’ossigeno. Finti fascisti e manifestanti travestiti da antifascisti sono dalla stessa parte. Hanno l’unico scopo di restare in vita. E siamo costretti a considerarli perché ci rovinano le giornate.