sport

Analisi di un 'pazzo' Mondiale dalle vittime illustri
1 minuto e 57 secondi di lettura
Germania, Portogallo, Argentina e Spagna. Tutte fuori. E’ il mondiale che non t’aspetti se le vittime sono i campioni in carica uscenti, quelli d’Europa con Cr7, Messi e compagni e infine le furie rosse dal campionato, si dice, piu’ bello del mondo.


Tutte le teorie di ricchezze e organizzazione (i tedeschi) o di vivai emergenti e di talenti naturali (lusitani e sudamericani) come equazione di successo si sono dimostrate fallimentari. E allora l’Italietta che in Russia non ci è neppure arrivate ora a chi si deve ispirare se pure le vie maestre a lungo celebrate si sono mostrate franose quanto la squadra azzurra? Le big hanno steccato e ora quali sono i riferimenti da invidiare? C’è una Francia da rispettare se non altro per una rosa il cui valore di mercato stacca tutte le altre e oggi con un Mbappè così figuriamoci, un Brasile meno fronzoli e piu’ tattica con Neymar capofila e un Belgio e una Croazia che ha giocatori di enorme qualità quanto il meraviglioso Uruguay dei “genovesi” (almeno li abbiamo visti da vicino) Laxalt e Torreira.



Eppure i loro campionati nazionali non sono superiori al nostro visto che pure i club francesi non sono piu’ vincenti. Fa eccezione l’Inghilterra di Kane che però esce da un girone con Panama e Tunisia troppo fragile per essere attendibile. L’Italia però non si deve sentire risollevate dalle magre figure delle altre o incoraggiate dall’exploit magari effimero di un paio di selezioni. L’Italia è stata eliminata dalla Svezia, quindi deve solo fare mea culpa che peraltro non prende neppure in considerazione visto che a parte gli stracci che volano tra Tavecchio e l’ex ct Ventura, non si vede niente di nuovo.

Ora c’è Mancini che darà alla squadra una dignità tattica che non aveva piu’, ma è la filosofia italiana che non va: il caso plusvalenze che ora ha coinvolto solo Chievo e Cesena è una magagna che scoppierà nella sua gravità. E non è l’unico bubbone che il pallone azzurro si porta dietro. Ma in fondo questo mondiale sta dimostrando che il prato del vicino non è sempre piu’ verde.