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Spicchi d'aglio
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La prossima settimana arriverà a Genova Matteo Ricci. Minchia! direbbe il commissario Montalbano. E chi è? Che cosa viene a fare a Genova? Ma come, amici, non sapete chi è Matteo Ricci? L’ultimo clone di Matteo Renzi o come direbbe Crozza, la nuova cover del segretario del Pd, colui che si occupa degli enti locali. Viene per vedere e aiutare. Ma non doveva vedere e aiutare David Ermini? “Ué ragassi….”, sbotterebbe il simpatico Bersy.

Bene. Dunque prepariamoci a Matteo Ricci, poveretto lui, che dalla sua Pesaro terra rossiniana, allegra, musicale, godereccia, cala a Genova, capoluogo dall’anima bulgaro-sovietica, dove se resisterà ancora qualche settimana il Politburo di Doria firmeranno anche una delibera che vieta di sorridere, di mangiare focaccia e di raccontare barzellette sul Pd.

Che bisogno c’è di far perdere tempo a Ricci? Compagni, non vi bastava Ermini? Semmai continuate a chiedere suggerimenti a Burlando che vi ha già consigliato così bene scegliendo Doria, la Paita e ora, chissàmai che nome ha nel suo cilindro a forma di prataiolo.

Qualcuno insiste su Borzani. Ma lasciatelo in pace dove è che almeno Palazzo Ducale funziona e non è stato ancora preso a martellate dal Marchese e dai suoi Culidapoltrona. Perché mai Luca Borzani che non è più un ragazzo della Fgci dovrebbe accettare una simile responsabilità nel pieno di un festival di faide? Deve espiare qualche colpa? Ha boicottato le feste dell’Unità? Ha parlato male di marielenaboschi santa subito? Ha tirato una cornice in testa a Fiano? Ha tagliato i riccioli di Lucalotti? Ha rasato nottetempo la barba di Guerini con lo spadone dell’Ammiraglio? No.

E allora? Mi spiegate per quale motivo, se non per un’innaturale vocazione al martirio laico, dovrebbe candidarsi forse, ben che vada, a un ballottaggio disperato contro il Pirondini dei Cinquestelle armato di “arpeggione” o il candidato/surprise del governatore di tutte le Ligurie?

Luca ha l’età della ragione. E ha ragione il mio vecchio amico Camillo Bassi (tre anni a Mosca per frequentare la Scuola superiore del partito del comitato centrale dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, mica pettinava le bambole) a dire che qui si deve avere vergogna. E lo ha scritto a Renzi: caro segretario qui si va sui giornali non per le polemiche che sono linfa vitale, ma solo perché si litiga…

Così secondo i notabili che chiedono aiuto a Ricci, Borzani dovrebbe dire: "Grazie compagni dell’onore che mi fate offrendomi con grande forza e concordia la candidatura a sindaco della città di Genova. Accetto!" Povero Borzani. Ma lasciatelo in pace e arrangiatevi a sbrogliare i casini che avete combinato in dieci anni, dalla scelta fatta con poca voglia della Vincenzi a quella scombinata di Doria, nata dopo lo scatto troppo anticipato di Roberta Pinotti. (Chi glielo suggerì? Chi le voleva così tanto male?)

Ricci verrà a Genova. Gli faranno vedere il partito e la sua dirigenza. Forse terranno chiuso a chiave in un armadio della federazione il compagno Farello per non esagerare con gli spaventi. E Ricci scapperà a gambe levate su per il Bracco, cantando il Guglielmo Tell: “Corriam, voliam…”, inseguito da Ermini: “O Ricci che tu fai, ovvia aspettami che si fugge ‘nzième!”.

Amici del Pd, non fatevi più consigliare dai romani che abbiamo già sperimentato i suggerimenti di Lotti e Guerini. Loro dovrebbero ricordare bene quando Lunardon e Terrile scesero al Nazareno per supplicarli di cambiare il candidato delle Regionali e scegliere un “pericoloso comunista della Cgil”...

L’altro Matteo Ricci, celebre gesuita, nel 1600 evangelizzò la Cina dove morì (a Pechino) nel 1610. Questo Ricci era di Macerata e non lo aveva mandato in missione Renzi, ma il capo dei gesuiti di allora, padre Valignano.

Ora ne arriva qui un altro: non va in Cina bensì nella terra ligure, oltre la catena degli Urali che va da Ventimiglia (dove c’è un bravo e giovane sindaco Pd) a Sarzana. Va (viene) per una titanica impresa: evangelizzare i delusi e trovare un nome. Perché senza un nome è difficile poi appiccicargli un programma. Nelle comunità dove si ragiona il nome di un leader si forma insieme a una linea e non lo si cerca all’ultimo e a cose fatte. “Vorremmo fare questo. Fallo tu grullone!” Troppo tardi. Tutto troppo tardi. Quando in corridoio non c’è una mucca sola, ma una mandria di bufale.

Ora serve solo un miracolo. Evento che in politica è sempre più difficile. Ma noi siamo bravi cristiani.