cronaca

Riparte iter per indennizzare gli abitanti. La procura apre indagine sugli incidenti
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Sarà il Rina, il Registro italiano navale, a definire il rischio di pericolosità delle case sotto il viadotto Bisagno per gli indennizzi agli abitanti: la proposta di Autostrade per L'Italia è stata formalizzata ieri nel corso del Pris (Programmi regionali di interesse strategico) svolto a distanza è stata accolta da Regione Liguria e Comune che ritengono il Rina sufficiente terzo per calcolare la percentuale di rischio dei caseggiati su cui piovono dal 2016 oggetti dal viadotto e dai veicoli chelo percorrono.

Un rischio accentuato da un anno e lungo ancora quattro anni
per il cantiere aperte per mettere in sicurezza il manufatto di calcestruzzo alto settanta metri che unisce le due sponde del Bisagno.

La notizia di affidare al Rina il calcolo dei rischi dei caseggiati e delle singole abitazioni di fatto fa ripartire il dialogo per l'indennizzo degli abitanti che era ben avviato con il governo Conte e dalla ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli e poi interrotto con la caduta dello stesso governo.

Ma se da una parte si conferma la notizia degli indennizzi sembra in salita la possibilità di offrire in tempi brevi la possibilità di pagare una nuova casa ai cittadini più esposti ad eventuali cadute di oggetti dal ponte durante il lavori in corso sul "Bisagno", di fatto facendo slittare la possibilità di un trasloco in tempi brevi da sotto il ponte.

La denuncia presentata in procura della presidente del comitato degli abitanti sotto il ponte Chiara Ottonello ha permesso di aprire anche un'indagine della magistratura che valuterà le responsabilità penali dei cedimenti, l'ipotesi di reato parla di "getto pericoloso di cose".

La notizia che Autostrade e la sua azienda controllata Pavimental
hanno rescisso il contratto con la ditta Sadis che gestisce i ponteggi da dove sono volate cinque passerelle non fa sbollire la rabbia degli abitanti: "Dopo il volo delle passerelle dalle impalcature abbiamo visto che l'unico intervento è stato quello degli operai che hanno assicurato le pedane con del filo di ferro, ma questo non ci basta - ha denunciato a Primocanale Pino Sigia, presidente del comitato storico delle Gavette nato trent'anni fa per tutti i problemi causati agli abitanti dal viadotto, ma anche dalle tante altre servitù situate nella zona, dal deposito Amiu alla rimessa Amt e il cimitero di Staglieno dove dopo i tanti decessi per il covid è stato proposto di aprire altri due forni crematori, ipotesi che ha già fatto drizzare le antenne di Sigia: "Sappiamo che i forni dovevano essere aperti in un altro cimitero della città ma a causa del no degli abitanti del quartiere è stato scelto di realizzarli a Staglieno, ma stavolta anche noi diremo no. La Valbisagno non può continuare ad essere usata come la discarica della città".