cronaca

Alle venti e trenta e due cortei si sfiorano e si ignorano sotto gli occhi delle Digos
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Gli agenti della Digos lo temevano e avevano fatto il possibile affinché non avvenisse, ma alle 20.30 di ieri sera, sabato 9 ottobre, le due proteste del sabato, quella dei mille no green pass e dei cento attivisti dei centri sociali, si sono incrociate, e ignorate.

E' successo al Porto Antico, fra turisti e genovesi al passeggio con il gelato in mano. I cento antagonisti del centri sociali arrabbiati per lo sfratto del Terra di Nessuno del Lagaccio sono accampati sotto la grande pianta di Fico (scritto maiuscolo perchè questo luogo è ormai quasi un domicilio) di fronte a palazzo San Giorgio: musica ribelle sparata delle casse su un camion, lo striscione del Tdn in vista come a ribadire che il centro sociale è ferito ma ruggisce ancora.

Gli agenti della Digos sono tutti attorno circospetti.
Temono il contatto fra antagonisti e gli arrabbiati anti green pass che stanno arrivando in corteo da piazza della Vittoria, dove si sono parlati, conosciuti, compattati.

Loro, a differenza degli antagonisti, sono tanti. Mille almeno, sono anche molto diversi l'uno dall'altro: giovani, anziani, persone di ogni età. Professionisti, infermieri e altri operatori sanitari, disoccupati, insegnanti di yoga, osteopati, macchinisti, pensionati, uno che si definisce "umano", un altro di "libero pensiero", un vecchio ultrà del Genoa, studenti universitari come il leader Lorenzo e un ventenne al primo anno di scienze politiche sempre in testa ai cortei stringendo un megafono.

Il giovane macchinista della Valbrevenna sfila a braccetto con l'esile insegnante di Yoga: "Siamo contro l'imposizione del lasciapassare", dice lui, che si dice pronto a non lavorare pur di non fare il vaccino, "lo stipendio? Io vivo vicino al Brugneto, lì l'acqua la prendiamo sino a quando c'è, poi basta - filosofeggia - farò così anche con i soldi, io non mi fido dei vaccini, troppo contraddizioni nelle parole di Bassetti". Lei, l'esile compagna, invece parla di grandi sistemi e lobby si fatica a starle dietro.
 
Il cronista s'infila in questo popolo arrabbiato e ravvicinato e senza mascherine
che sfila al grido di "libertà" per provare a captare i motivi per cui lo fanno, per decifrare questa galassia troppo grande per essere ignorata o snobbata, o peggio, derisa.

Ma si fatica a decifrarli, perché il movente molte volte è un minestrone di luoghi comuni,"vaccini sperimentali" nonostante ne siano stati inoculati miliardi, "e la lobby delle case farmaceutiche".

L'infermiera del Galliera non giovanissima intercettata nei pressi della statua di Gandhi, il capolinea del corteo sicuramente "non violento" mi guarda con diffidenza, parla e non parla, fa capire che è contro, ma il sospetto è che lei il vaccino se lo sia inoculato, per campare, ma marcia lo stesso per dire no all'obbligo. Conclude con "non è che mi sta filmando vero?".

Fa riflettere invece una donna che si dice malata e ammette di avere paura del vaccino: "Mi vogliono obbligare, non è giusto, io ho paura".

C'è di tutto qui al Porto Antico fra le grandi braccia d'acciaio della ruota panoramica ormai smontata per essere rimossa.
Portata via come l'estate ormai solo un ricordo.

Due donne vestite eleganti e dall'aria pacata si addossano alla calca degli anti green pass. "Sono un giornalista, da dove arriva?" chiedo alla più giovane. "Da Parma" risponde. "Da così lontano?" la incalzo "e perché è qui?". "Turismo, ma questi cosa vogliono?" chiede lei a questo punto seriamente incuriosita. "Sono contro il green pass" le spiego. La sua reazione è tra lo schifato e lo spaventato, "ma per favore, io sono infermiera e con questi non ho nulla da spartire" e si allontana a passi veloci trascinandosi appresso l'amica.

Poche decine di metri più in là, sotto l'albero di Fico, il presidio degli attivisti di Terra di Nessuno rimasti senza casa prosegue a ritmo di musica alternativa e impegnata. Luciano Bregoli, il leader di Tdn e l'ultimo a firmare la resa dopo avere sventolato la bandiera sul tetto del capannone, sta versando benzina nel gruppo elettrogeno, "se occuperemo un'altra area? Non è facile - ammette con l'aria sorniona - intanto manifestiamo e ci facciamo sentire: lunedì saremo allo sciopero, martedì pomeriggio ci accamperemo davanti al palazzo Tursi, noi ci siamo ancora".

Da un leader all'altro, ecco Leonardo Sinigaglia, il portavoce dei no green pass genovesi, ala moderata del movimento, e che infatti si rapporta senza pregiudizi con il cronista: "Noi. come potete leggere sulla nostra pagina Telegram, ci vediamo lunedì mattina al terminal Traghetti, mercoledì invece andremo a protestare dal rettorato dell'università, l'appuntamento è per le 10.30".