cronaca

Dalle Repubbliche Marinare alla legge Merlin
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Ma dove vanno i marinai con le loro giubbe bianche, sempre in cerca di una rissa o di un bazar, ma dove vanno i marinai con le loro facce stanche, sempre in cerca di una bimba da baciar. Fin dai tempi delle Repubbliche Marinare, Genova con il suo porto è stata al centro dei maggiori traffici commerciali del Mar Mediterraneo, e come descrivevano molto bene Dalla e De Gregori, il passaggio in città di marinai era frequente e il loro bisogno di essere "accuditi" dopo le lunghe traversate dell’epoca si faceva sentire. Quando arrivavano nella “Superba” a marinai e avventurieri bastava recarsi nel quartiere della Maddalena. Lì regnava il malaffare, in un quartiere che si estendeva fino a Porta Soprana, chiuso di notte da cancellate, durante il giorno si consumava l’amore a pagamento, il mestiere più antico del mondo era regolamentato e le “donne delle candele”, chiamate così perché il tempo era scandito da tacche sui ceri, facevano il loro lavoro.




E pagavano anche le tasse, regolarmente, le prostitute dell’epoca, 5 genovini al giorno, cosa che permetteva loro di avere il sabato libero e di andare a messa la domenica, l’abbigliamento per le funzioni religiose era tipicamente di colore giallo.


Ma cosa fanno i marinai quando arrivano nel porto, vanno a prendersi l’amore dentro al bar. Le “case chiuse” di allora cambiarono sede nel 1500, quando alcuni nobili genovesi decisero di costruire palazzi sontuosi nell’area della Maddalena e spostarono la vita notturna più a valle. Con l’avvento di Cavour e delle prime case chiuse di lusso (come ad esempio il Mary Noir e Suprema, dove l’amore era venduto e accompagnato da champagne e caviale) spuntarono anche bordelli di bassissimo livello, dove su panche di legno si consumavano rapporti a poca distanza gli uni dagli altri, con la sola separazione di tende e separè (famoso l’esempio della Lepre, gestito da Rina, conosciuta come la “Tigre di Gondar”).


Via del Campo c’è una graziosa, il passaggio da De Gregori a De Andrè, è un po’ come il passaggio tra Roma e Genova, o tra Genova e Roma, la regolamentazione della prostituzione è un tema attuale, tuttora le ragazze vengono prelevate dai loro paesi di provenienza, private della loro identità e costrette a fare un lavoro diverso da quello che credevano di affrontare una volta partite da casa. Il passaggio tra Genova e Roma coincise con la legge Merlin del 1 gennaio 1958, che abolì la regolamentazione della prostituzione, chiudendo le case di tolleranza e introducendo i reati di sfruttamento, induzione e favoreggiamento della prostituzione. La prostituzione in sé, volontaria e compiuta da donne e uomini maggiorenni e non sfruttati, restò però legale, veniva considerata parte delle scelte individuali garantite dalla Costituzione, come parte della libertà personale inviolabile. La senatrice Lina Merlin, prima firmataria della norma, creò non pochi problemi a quei parlamentari che gestivano i bordelli, e raccolse il sostegno di socialisti, comunisti, democristiani e repubblicani.


Cinquecentosettanta postriboli in tutta Italia vennero chiusi, e cominciò il triste fenomeno della prostituzione per strada, di cui siamo stati testimoni a Genova in passato nell’area della Foce e attualmente nelle zone di Sampierdarena, Campi e Dinegro.  Tema attuale o no, in aumento, nelle strade del capoluogo ligure il fenomeno dei trans a pagamento. Ma dove vanno oggi i marinai?