politica

L'Ossimoro Urbano deve scatenare le nuove generazioni
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L’articolessa di Salvatore Merlo su Il Foglio di ieri ha un titolo un po' vanaglorioso, cosi lontano dal Genoa style ma cosi vero, assurdamente vero: l’Italia si è fermata a Genova.

Affresco da non perdere, anzi da ritagliare e conservare insieme alle decine di articoli su Genova nei quali si sono cimentati i grandi giornalisti di oggi e del passato, quando la città comunista che inseguiva le camionette di Scelba intorno alla fontana di De Ferrari nella rivolta dopo l’attentato a Palmiro Togliatti era il simbolo della rivoluzione tanto attesa dal proletariato, o quando Giorgio Bocca cercava di capire perche le Br fossero cosi forti nella citta del Pci onnipotente e del cardinale arcivescovo più conservatore del mondo eppure così popolare da parlare in stretto genovese con gli abitanti dei caruggi.

Merlo riassunto sostiene che qui dove crolla un maxiponte autostradale ma costruito sopra due quartieri, con le grandi opere al palo, un immobilismo trentennale, benestante e ostinata, città del tempo perduto, fermentino le ricette della crescita, da leggersi nel porto, nella logistica, nell’Iit, nella ricerca scientifica, nella cultura. Tanto da far dire al sindaco Bucci che Genova è la metafora del Paese. Verissimo.

Ma c'è un rischio nella bella analisi di Merlo. Che Genova Superba e incongruente, ricca e taccagna e mettetici dentro tranquillamente tutti i luoghi comuni che ci hanno appiccicato addosso (la cordata genovese dispersa sul Bianco ai soccorritori "Chi e’?" "Croce rossa!" "Emmu za detu"), alla fine diventi come scriveva un commentatore qualche giorno fa "Una grande capitale della Sfiga".

Il rischio c’è e segnerebbe lo stop alla visione della citta metafora del Paese, soprattutto nel bene. La capitale della Grande Sfiga ci relegherebbe al ruolo di macchiette, mezzo Fantozzi mezzo Govi. Invece l'Ossimoro Urbano città immobile-città del futuro, caruggi-Renzo Piano eccetera deve scatenarci. Magari non noi sui settanta, ma la/le nuove generazioni purchè non siano più banali di noi, più attendibili. Magari un po' meno rimpianti luttuosi e cantautori funebri, e più..... Già che cosa di più?