salute e medicina

Specializzato in una patologia rara che colpisce un bimbo ogni 30mila
2 minuti e 24 secondi di lettura
Dall’ospedale Gaslini di Genova a Oslo per salvare due bambini. E’ la storia di un medico-eroe specializzato in una chirurgia rara di un altrettanto rara patologia.


Lui è Carlo Gandolfo 42 anni appassionato di sport e di medicina di nicchia che si è visto arrivare via mail la richiesta di andare in Norvegia per curare un neonato e un bambino con una rara malformazione congenita del cervello. "All'inizio pensavo a uno scherzo, ma poi ho controllato le firme: era tutto vero".


Un intervento, quello in cui Gandolfo è specializzato, che ha l'80 per cento di possibilità di fallire, ma entrambi i bambini che ha operato ad Oslo oggi stanno bene.


La dilatazione aneurismatica dell'ampolla di Galeno , questo il nome della malattia, "è costituita da una matassa di arterie - spiega Gandolfo - che convergono all'interno di una vena. Sia le arterie sia la vena si trovano al centro esatto dell'encefalo di un neonato. Insomma una sorta di grossa medusa gonfia di sangue che si crea al posto della vena di Galeno, con la matassa di arterie aggrovigliate che assomiglia ai tentacoli, e che toglie nutrimento all'encefalo.


"Insieme alla mia équipe del Gaslini ho eseguito circa 28-30 trattamenti di questa rata patologia – ricorda Gandolfo - mentre all'estero oltre ai due casi ad Oslo ho operato alcuni bimbi anche a Parigi, Londra e Barcellona. Nel tempo al Gaslini si è creato un gruppo di professionisti dedicati a questa patologia che colpisce un bambino su 30 mila”.


Ma cosa si prova quando si entra in sala operatoria, quando si è soli e in pochi millimetri si decide la vita di un bambino?  “Ricordo benissimo la sensazione nel momento in cui ho messo piede nella loro sala operatoria - racconta  - Non conoscevo la stanza, i macchinari, il personale. Lì era pieno di gente incuriosita, anche dal fatto di un italiano che era nella loro sala a operare un loro bambino. La sensazione che ho provato? Era quella di dire: ma chi me l'ha fatto fare. Me ne volevo tornare a casa, tra le mie mura. Ma oramai eravamo lì e bisognava continuare. Poi però, nonostante queste preoccupazioni iniziali, i piccoli pazienti sono andati molto bene e di questo sono davvero molto felice. Non posso però dimenticare i piccoli pazienti che non ce l’hanno fatta”.


Ma perché concentrarsi su questa patologia così rara? "Per indole personale: mi sono sempre voluto dedicare a cose di nicchia, sia nello sport che in altri ambiti - dice Gandolfo - E questa è una specialità chirurgica orfana e davvero di nicchia”.


Il sogno del medico che libera il cervello dei bimbi dalla 'medusa'? Sconfiggere questa patologia senza bisturi. “Sono convinto che si possa curare farmacologicamente, vedremo cosa accadrà nei prossimi anni”.