cronaca

Vittima un ciclista, la diagnosi errata: "cellulite infettiva"
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Si è aperto davanti al giudice monocratico di Imperia, Caterina Lungaro, il processo per lesioni colpose nei confronti di due medici dell'Asl 1 Imperiese - uno allora in servizio al pronto soccorso di Imperia e una dermatologa dello stesso ospedale - accusati di aver erroneamente diagnosticato una "cellulite infettiva" a un ciclista, trent'anni all'epoca, al quale i medici dell'ospedale Santa Corona di Pietra Ligure diagnosticarono successivamente una "fascite necrotizzante", culminata con l'amputazione della gamba sinistra.

Nel corso dell'udienza sono state depositate alcune eccezioni preliminari da parte degli avvocati della difesa dei due medici: Emilio Varaldo e Maurizio Temesio. Varaldo, in particolare ha già annunciato che alla prossima udienza (il 20 gennaio 2017) chiederà una declaratoria di assoluzione.

I fatti risalgono a fine aprile del 2013, quando il ciclista finisce in ospedale, dopo un incidente in bici. Il medico del pronto soccorso lo sottopone ad alcune analisi, invitandolo a tornare il giorno seguente per conoscerne l'esito. Il medico in servizio il giorno seguente lo ricovera in astanteria diagnosticandogli una cellulite con non definita diagnosi.

A quel punto viene visitato dalla dermatologa (secondo medico imputato) e successivamente anche da altri medici che non vengono indagati, tranne un dottore del reparto di Medicina, nei cui confronti il pm Roberto Cavallone ha chiesto l'archiviazione (impugnata dalla parte civile).

Nel chiedere l'assoluzione del proprio assistito, l'avvocato Varaldo si appella alla perizia dell'accusa, il cui medico legale (la dottoressa Francesca Fossat, di Genova) nel parlare di diagnosi complessa per la "fascite cronica", malattia spesso confusa per una cellulite batterica, spiega anche che la cura antibiotica prescritta dal medico di famiglia del ciclista potrebbe aver ulteriormente mascherato la malattia.